Roma
Roma, arrestato per un altro stupro dopo condanna a 7 anni: “Ai domiciliari”
Sconcertante decisione del Gip che dispone i domiciliari per Simone Borgese, accusato di un nuovo stupro dopo quello del 2015 ai danni di una tassista
Simone Borgese, arrestato con l'accusa di aver stuprato in via della Magliana una studentessa, nel giorno esatto in cui 10 anni prima aveva stuprato una tassista e poi condannato a 7 anni e 6 mesi, è da ieri sera agli arresti domiciliari.
La decisione è stata presa nella serata di giovedì dal Gip, nonostante i piemme avessero chiesto il carcere. Una decisione choc che di fatto, manda a casa il 39 enne, già condannato e che con questa nuova accusa viene dipinto come uno stupratore seriale.
La tassista violentata nel 2015: "Perché non è in carcere"
E per la studentessa oggetto delle presunte violenze lo scorso 8 maggio che ha trovato i coraggio di denunciare si apre il baratro della Giustizia. Ma la prima donna, la tassista, violentata nel 2015 da Borgese, è un'esplosione d'ira: “Perché la persona che mi ha fatto male nel profondo non è in carcere? Perché, nonostante la mia denuncia, il processo e la condanna in più gradi di giudizio ha potuto reiterare il reato?".
Sono le domande che la tassista violentata nel 2015 a Roma da Simone Borgese affida all'agenzia Adnkronos attraverso l'avvocato Cristian Malaguti che la aveva rappresentata come parte civile nel procedimento contro il giovane di nuovo arrestato per aver stuprato una studentessa.
La tassista violentata: "E' pericoloso, è un vigliacco"
"Vorrei sapere cosa è stato fatto durante il periodo della detenzione (oltre al laboratorio di teatro) per 'riabilitarlo' - chiede la tassista - vorrei sapere se la perizia psichiatrica può esser fatta solo per stabilire eventuale incapacità di intendere e di volere o anche per stabilire che è un soggetto pericoloso. Perché di questo si tratta, è pericoloso e vigliacco, magari a causa della sua infanzia difficile (ovviamente non vuole essere un tentativo di trovare per lui una giustificazione) e tutto quello che è successo non lo ha fermato. Ciò che vorrei - continua la donna - è la garanzia che sia messo nella condizione di non poter far più del male a nessuno. Non so se posso avere questa garanzia, dalle istituzioni, dai giudici, dalle forze dell’ordine e dalla politica che parla tanto di reprimere i reati di genere, e poi non si pone il problema che quando la pena è stata scontata, questi soggetti non sono per niente recuperati e tornano a violare i più deboli. Non mi pento di aver denunciato quella persona - conclude - anche se non è stato facile sostenere il processo. Oggi sono molto amareggiata e scossa".