Roma
Roma: boom turismo è una bolla, sempre più poveri: “Giù prezzi Atac e Irpef”
La Uil Lazio fa i conti degli stipendi: “Aumenta il precariato e cresce chi guadagna oltre 50 mila euro l'anno. E' ora di abbassare le tasse”
Roma, il Turismo che cresce? E' una bolla perché non ferma l'aumento della povertà: 1 cittadino su 3 a Roma e nel Lazio guadagna meno di 10 mila euro l'anno mentre chi guadagna più di 50 mila euro cresce del 13%. “E' il momento di abbassare il costo dei trasporti Atac-Cotral”.
A pochi giorni dalla decisione che spetta alla regione Lazio di confermare l'aumento dei biglietti del trasporto pubblico, la Uil durante il Consiglio Federale chiede di confermare il blocco delle tariffe. E questo perché, “Il turismo cresce ma aumentano anche disagio sociale e povertà. Un terzo dei nostri concittadini sta sotto i 10 mila euro annui e di questi 252 mila addirittura sotto i 5 mila euro. Di contro aumentano di oltre il 13%, i lavoratori con stipendi superiori a 50 mila euro. Ciò non fa che incrementare ulteriormente le disuguaglianze retributive e di conseguenza le problematiche sociali, allargando la forbice tra ricchi e poveri”.
Uil, Lazio: "I cittadini hanno bisogno di vere agevolazioni"
LA Uil Lazio riunita durante il consiglio confederale “Più agevolazioni per i cittadini del Lazio” in corso presso l’Auditorium Antonianum di viale Manzoni, 1, evidenzia come, “La crescita dei prezzi di circa l’8% registrata lo scorso mese di maggio l’aumento dei prodotti energetici e la perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni negli ultimi diciotto mesi, stanno seriamente incidendo su una capacità di consumo già fortemente ridotta. A ciò si aggiunge, una situazione che appare paradossale, ovvero una forte contrazione negli ultimi dieci anni delle retribuzioni dei lavoratori romani che, pur mantenendo livelli superiori alle altre province della regione, hanno subito tra il 2011 e il 2021 un calo del 10%.
Da uno studio Eures emerge come la retribuzione lorda media annua dei lavoratori del settore si attesti (anno 2021, ultimo disponibile) a 8.343 euro, pari ad appena il 38% del valore delle retribuzioni medie del settore privato (21.942 euro nel Lazio), peraltro in flessione del 25,9% rispetto al 2015. Lavoro povero che è sempre più sinonimo di lavoro precario anche in questo settore, dove tra il 2015 e oggi i contratti a termine sono cresciuti del 43,8% e gli stagionali del 62,6%, mentre i lavoratori con contratti a tempo indeterminato diminuiscono dell’11%”.
"In questo scenario pensare a un aumento Atac-Cotral è una follia"
“In questo contesto - hanno riferito i segretari generale e regionale del sindacato di via Cavour, Alberto Civica e Massimo Proietti - non si può assolutamente pensare che il trasporto pubblico locale, bene essenziale soprattutto per una città come la nostra, possa subire un incremento che, ancora una volta, graverebbe soprattutto sulle categorie più deboli. Basti pensare ad esempio che gli operai e gli impiegati sono i principali fruitori del trasporto pubblico. Operai ed impiegati la cui retribuzione media annua si attesta rispettivamente sui 14 mila e 23 mila euro. Si dovrebbe quindi pensare a una riduzione delle tariffe dei trasporti rispetto ai prezzi già in essere. Anche gli attuali 250 euro dell’abbonamento annuale rappresentano una spesa non indifferente per chi deve fare quotidianamente i conti in tasca su cosa permettersi e cosa rinunciare. Per i 785 mila operai della Capitale, ad esempio, il costo degli abbonamenti per l’intera famiglia potrebbe tradursi in quasi una mensilità. Una soluzione potrebbe essere quella di prevedere un biglietto giornaliero pari a 7 euro per tutti i turisti e uno simbolico al costo di un euro per i residenti nel Lazio. Basterebbe questo per ottenere un introito superiore a quanto incassava Atac nel periodo prepandemia”.
Civica e Proietti: “Da Regione Lazio abbiamo l'Irpef più alta d'Italia”
Ma trasporti e inflazione non sono gli unici argomenti affrontati. “C’è il problema della tassazione più alta d’Italia - proseguono Civica e Proietti - una tassazione che ancora una volta penalizza i meno abbienti. Basti pensare all’aliquota Irpef imposta dalla Regione LAZIO senza nemmeno convocare le parti sociali, come promesso in un primo momento. Ci troviamo con un’addizionale che non sarà più progressiva in base al reddito, come sarebbe giusto che fosse, ma un’ennesima tassa che va a colpire soprattutto i redditi medio bassi, ovvero la fascia 15 - 40 mila euro, mentre rimane invariata per i redditi superiori. Un’anomalia che va a penalizzare soprattutto pensionati e lavoratori che da quest’anno dovranno sborsare circa 400 euro in più a famiglia, mentre nelle regioni limitrofe, Umbria a Toscana, vige una tassazione pari a quasi la metà del Lazio”.
Le tabelle relative al 2023 indicano infatti per il Lazio, sostanzialmente due scaglioni (pur in presenza di alcune “eccezioni” e condizioni speciali legate alla numerosità dei figli e alla disabilità): è prevista una prima aliquota dell’1,73% per i redditi fino a 15 mila euro (la più alta tra le regioni che prevedono più aliquote), ed una aliquota del 3,33% per la fasce 15-28 mila euro, 28-50 mila euro e “oltre i 50 mila euro”. Sia la prima sia la seconda aliquota risultano le più alte tra tutte le regioni italiane (per il primo scaglione insieme a Molise e Campania).