Roma bruciata dalla mafia “de noantri”. Pietro Orsatti svela la suburra del potere
di Patrizio J.Macci
LA RECENSIONE. L'incendio della mafia che bruciava Roma da anni come un fiume carsico: apparentemente nessuno vedeva nulla, eppure tutti sapevano tutto. Anche troppo.
Lo racconta con il piglio del cronista di strada, che consuma le suole sui marciapiedi della Capitale per interrogare le sue fonti dalla Balduina ad Ostia Lido, in un volume di oltre duecento pagine Pietro Orsatti firmando "Roma brucia" (Imprimatur editore).
Il libro analizza la vicenda passata ormai alle cronache come "Mafia Capitale" sin dalla sua nascita mediatica, in una cupa mattina di dicembre del 2014, quando Massimo Carminati soprannominato "Il Cecato" viene arrestato. O meglio viene diffusa la notizia del suo arresto nelle campagne a Nord di Roma, a pochi chilometri dalla sua villa-bunker. Insieme a lui nella rete della magistratura cadono i pesci della politica di destra e di sinistra.
Il velo di Maya è squarciato, la scalata al potere di un personaggo storico dell'eversione nera come Massimo Carminati, insieme a un curioso soggetto "riabilitato" come Salvatore Buzzi (graziato da un presidente della Repubblica dopo aver scontato anni di galera per un omicidio) si interrompe improvvisamente.
Un frullato di corruzione e degrado il cui unico scopo è quello di arraffare gli appalti del comune di Roma per mezzo del sistema delle cooperative.
Nella narrazione ci sono personaggi di ogni grado e livello: un colletto bianco che ha cambiato cognome per annacquare la sua fedina penale macchiatasi anni prima, improvvisati intermediari che pur di non lavorare si accontentano delle briciole, consiglieri comunali. La suburra del potere.
La tesi centrale del volume è il ribaltamento del meccanismo di corruzione all'interno delle stanze della politica: ora è quest'ultima che chiede di essere "messa a stipendio" da individui che maneggiano "mazzette", posti di lavoro, destini. Con l'elezione di Alemanno in Campidoglio, l'appetito famelico dei "camerati" di tanti anni prima cerca (e ottiene) come sfogarsi con nomine di ogni tipo e ad ogni livello di gestione della cosa pubblica.
Nel dipinto a tinte fosche di una Capitale ridotta al collasso nei suoi servizi essenziali (trasporto pubblico, gestione dei rifiuti) ci sono le consorterie criminali che stritolano i cittadini in una morsa di violenza: ogni Municipio ha la sua famiglia che controlla il territorio, da Cosa Nostra Siciliana alla 'Ndrangheta, i Casamonica fino a quello che resta della mai sparita Banda della Magliana. L'autore non tralascia di delineare le ombre che si affacciano sull'attività dell'Intelligence nostrana, che non ha brillato per sagacia investigativa in parecchie delle circostanze narrate.
Il volume non è l'enciclopedia di "Mafia Capitale" afferma Orsatti, ma oltre ad essere il seguito naturale di un altro volume dal titolo "Grande Raccordo Criminale", è arricchito e completato da una preziosa cronologia a cura di Valentina Ersilia Matrascia che segue passo passo il lavoro degli inquirenti.
Questo lo rende un unico e prezioso strumento per chi volesse avvicinarsi a eventi la cui vicenda giudiziaria è ancora in corso.