Roma Capitale: Giorgia Meloni a Lega e 5 Stelle: “I romani non sono stupidi”
“Tradito alla camera il voto unanime del Campidoglio su Roma Capitale: né poteri né fondi. L'atto di accusa della presidente Fdi, Giorgia Meloni
di Sabrina La Stella
Il Comune di Roma approva a maggioranza una mozione per Roma Capitale e una volta in parlamento Lega e Movimento 5 Stelle la affondano. Esplode l'ira di Giorgia Meloni che accusa: “Guardate che i romani non sono stupidi”.
Così dagli scranni del Parlamento, la presidente di Fdi grida: “I romani non sono stupidi”. Ce l'ha con la mozione vuota di contenuti presentata da Lega e M5S su Roma Capitale che arriva dopo l'incontro tra il sindaco Ragi e il premier Conte, durate il quale il Governo ha promesso di mettere mano alla legge su Roma Capitale, dopo dieci anni dalla creazione della scatola vuota, istituita nel lontano 2009.
"Ai romani dite una cosa al resto d'Italia un'altra"
Il testo non prevede le parole “potere” né “risorse”, e Giorgia Meloni insorge, depositando il testo redatto da Fratelli D’Italia e votato all’unanimità in Campidoglio: “Ci dovete spiegare – si rivolge al Movimento – perché ai romani dite una cosa e al resto d’Italia ne dite un’altra. E attacca: “Ma con i vostri consiglieri al Campidoglio, e con il sindaco Raggi vi parlate? O l’unica cosa che conta per la Raggi è fare una passerella, andando da Conte con la mozione approvata in mano? Basta a fare le supercazzole. I romani non sono stupidi, ed io non lo accetto. Roma Capitale dovrebbe interessare tutti i partiti politici, tutte le latitudini, ne va della credibilità dello Stato, ed io non lo accetto. Dirò a tutti i cittadini che li state prendendo in giro”
Roma Capitale scatola vuota
E’ dunque una partita ancora tutta da giocare la realizzazione della “la Città metropolitana di Roma Capitale”, con la “devoluzione” (alias il passaggio) dei poteri amministrativi e delle risorse necessarie al territorio dallo Stato e dalla Regione al Campidoglio, oltre che la trasformazione dei suoi municipi in comuni italiani, rimane una scatola vuota.
Si parlava di “pieni poteri e risorse necessarie per essere passo con tutte le altre capitali europee”, nella legge sul federalismo fiscale del 2009, (l’art. 24 della legge 5 maggio 2009), “A garanzia – si leggeva – dell’efficace ed efficiente svolgimento delle funzioni che Roma è chiamata a svolgere in qualità di sede degli organi istituzionali della Repubblica, nonché delle rappresentanze degli Stati esteri, dello Stato città del Vaticano e delle innumerevoli istituzioni nazionali e internazionali”. Con successivi interventi normativi (decreti attuativi) che sarebbero serviti a dare sostanza alla legge, Roma si sarebbe allineata agli assetti istituzionali di tutte le altre capitali europee ed occidentali.
Ma solo tre anni dopo, nel 2012, con la cosiddetta “spending review” (all’art 18 della legge 135/2012), cancellando ogni riferimento a Roma capitale si annullava ogni aspirazione di Roma Capitale a trasformarsi in città metropolitana, bloccando il passaggio già previsto nel 2009 di poteri, competenze e risorse, di cui continuano ad essere titolari Stato e Regione.
ll confronto con le Capitale europee
Così ancora oggi la seconda città più grande d’Europa con un territorio grande quanto New York Buenos Aires Cairo e Barcellona insieme – come ha ricordato la Meloni – oltre 12 volte Parigi, 7 volte Milano, con uno Stato nella pancia (il Vaticano) e quarta al mondo per densità di beni archeologici, visitata ogni anno da 16 milioni di turisti, viene governata con gli stessi poteri di un comune di mille abitanti, con pochi spicci che non bastano per ripulirla dalle migliaia di manifestazioni che ospita ogni anno. E la Meloni lancia un’ultima provocazione: “mentre i milioni ricavati dalla vendita dei biglietti strappati per le visite al Colosseo rimpinguano le casse del Ministero dei beni culturali, la città si trasforma in uno zoo a cielo aperto, con topi e gabbiani per le strade, in uno zoo a cielo aperto”.