Roma
Roma Capitale, Raggi terrorizzata dal passaggio dei poteri della Regione
L'analisi dell'audizione al Consiglio regionale del sindaco sulla proposta del Rio e le paure del sindaco di Roma
di Donato Robilotta *
Non so come definirla se non kafkiana, l’audizione della Raggi alla Pisana in merito alla proposta di legge di attuazione della del Rio e del trasferimento di competenze a Roma Capitale e al sistema degli enti locali. La sindaca ha esordito dicendo che si aspetta la convocazione anche da sindaca della città Metropolitana, perché oggi era in commissione solo come sindaca di Roma, creando qualche imbarazzo perché essendo al vertice delle due amministrazioni doveva arrivare con le idee chiare.
Né vale la scusa che si è insediata da poco perché chi si candida ad una importante carica istituzionale deve prepararsi a dovere prima, per essere pronto a governare da subito in caso di vittoria.
Ma quello che veramente rasenta l’assurdità è che rispetto alla pochezza delle funzioni che la proposta di legge prevede di trasferire, come ho già scritto, la Sindaca ha detto di volerne ancora di meno. Si a quelle sullo sviluppo e le attività produttive, no a quelle sull’urbanistica e il governo del territorio, mentre sulla cultura deve ancora decidere così come sul turismo.
Ha chiesto uno snellimento delle procedure di trasferimento dei fondi del trasporto pubblico locale, senza chiedere alla Regione l’intesa, prevista dal decreto su Roma Capitale, che le consentirebbe di negoziare la quota del fondo direttamente con il governo nazionale senza passare attraverso la Regione. Ha giustamente chiesto che ci sia chiarezza sui fondi affinché la loro assegnazione sia contestuale al trasferimento delle competenze.
La sindaca Raggi ha infine annunciato che sarà il consiglio comunale di Roma Capitale e quello della città Metropolitana a prendere determinazioni nel merito delle competenze da chiedere alla Regione.
Mi auguro che presto la sindaca Raggi prenda atto che è sindaca della Capitale e non di un comune qualsiasi e soprattutto che non prevalga la tesi che meno competenze meno oneri e meno possibilità di sbagliare, perché la tesi della decrescita “felice” rischia di far collassare definitivamente Roma.
* Donato Robilotta , già consigliere regionale