Roma
Roma, caso Cucchi. Il carabiniere teste Casamassima “punito e demansionato”
L'appuntato dei carabinieri con la sua testimonianza ha fatto riaprire il processo sulla morte di Stefano Cucchi
Caso Cucchi, dopo la testimonianza che ha fatto riaprire il caso di Stefano, la vita del carabiniere Riccardo Casamassima si è trasformata. L'appuntato sarà ricevuto a breve dal ministro della Difesa Elisabetta Trenta.
Intanto il suo legale, l'avvocato Serena Gasperini, denuncia: “Riccardo è stato puntio per dare l'esempio. Ai giudici dico: siate critici anche nei confronti di soggetti con la divisa quando qualcosa non vi torna. Non sempre un uomo in divisa dice la verità”.
Intervistata da Radio Cusano Campus, il legale ha spiegato: “Casamassima ha avuto effetti immediati alla sua deposizione. Dall’attività operativa su strada è stato trasferito alla scuola allievi, comportando non solo una distanza dalla propria abitazione, ma anche una diminuzione dello stipendio. Casamassima adesso fa attività di portierato. Non aveva mai subito richiami, è sempre stato fedele alla divisa e ai principi di correttezza, ha sempre fatto rapporto sulle cose che vedeva e non gli piacevano. L’ha fatto anche in questo caso, però le conseguenze sono arrivate immediatamente. Ha cercato in ogni modo di difendersi, ma questo non ha sortito alcun risultato. Ha avuto cinque giorni di rigore perché si lamentava di questo trasferimento perché lo riteneva punitivo e ritorsivo”.
L'avvocato Gasperini prosegue: “L’esempio anche per gli altri colleghi che sanno è chiaro. Ciò che sta succedendo a Casamassima è da monito per gli altri. Molti colleghi che sanno, hanno dato sostegno personale a Riccardo, Riccardo lo chiede anche formalmente, però loro si tirano indietro perché sanno che quello che gli è successo può succedere anche a loro. Formalmente è stato trasferito per una questione di sicurezza, ma perché allora non hanno trasferito gli altri carabinieri e soprattutto perché è stato demansionato?”
Anche la moglie di Riccardo Casamassima è carabiniere e, sempre secondo l'avvocato, “anche la sua vita professionale non le viene certo agevolata”.
Riguardo al processo: “La soluzione è in mano ai giudici. Quando hanno di fronte la divisa, ciò che dice la divisa è oro. Allora, i giudici per cercare di mutare questo, dovrebbero capire che le divise sono indossate da persone diverse che sono spinte da sentimenti diversi. Non è detto che colui che porta la divisa dica sempre la verità. Dovrebbero essere un po’ più attenti e più critici su tutto ciò che viene detto. Ai giudici dico: siate critici anche nei confronti di soggetti con la divisa, quando qualcosa non vi torna. E’ possibile anche che chi porta la divisa sia nel torto marcio”.