Roma

Roma come in guerra. L'appello: "Stadio e Metro guideranno la ripresa"

In 8 anni hanno chiuso 4133 imprese, in 30mila operai edili aspettano la svolta. La ricetta dei sindacati

di Luigia Luciani

Occupazione “in fuga” dai cantieri. 30mila operai senza impego dal 2008. A Roma il lavoro nero è il vero cancro del settore edilizio. La salvezza è il privato come lo Stadio a Tor di Valle? "Si', le grandi opere aiutano la ripresa economica della capitale". Così Fabio Turco, segretario generale Filca Cisl Lazio.

Dal 2008, ovvero da quando ha avuto inizio la crisi economica, 30mila persone in meno sono state impiegate a Roma nel settore edile. Chiuse ben 4133 imprese. Un vero e proprio bollettino di guerra e anche se il Governo torna, in parte, ad investire il privato potrebbe essere la vera svolta? A Roma ad esempio si attende con trepidazione, sempre che la Regione da il suo ok, l'apertura del cantiere/stadio a Tor di Valle...
"Beh, in realtà dovrebbe essere il contrario! Quando il privato annaspa il pubblico dovrebbe ridare ossigeno. Comunque per venire alla domanda, noi come Filca Cisl siamo favorevoli allo stadio, favorevoli a quelli che si definiscono grandi cantieri. Nel caso del progetto a Tor di Valle, le previsioni parlano di 300 operai da impiegare per la costruzione dello stadio...Poi però accanto allo stadio ci sarà altro da realizzare, come le infrastrutture ad esempio. L'indotto dunque potrebbe essere di rilevante consistenza. Lo stadio non risolverà le cose, ma aiuterà il settore dell'edilizia a Roma. Discorso simile per la nuvola di Fuksas, che dopo anni finalmente verrà aperta e non solo inaugurata. Anche questo è stato un cantiere importante in quanto a numeri. Di conseguenza se l'opera a breve termine verrà chiusa porterà benefici e occupazione, anche nel settore dei servizi."

I numeri ci dicono pure che nonostante condizioni creditizie più favorevoli e tassi di interesse più bassi, il rilancio del mercato immobiliare langue. A Roma sull'edilizia nel 2015 si sono investiti soltanto 800 milioni, a Milano circa 6 volte di più. Per non parlare delle altre capitali europee...Di chi è la colpa? Quali sono le cause?
"La colpa è del sistema ingessato, delle grandi banche che dal 2008 hanno chiuso i rubinetti alle imprese, ma anche a chi aveva bisogno del mutuo per comprarsi una casa! Di fatto mancano strategia e volontà politica,  e a monte non si risolve un grande problema: la burocrazia italiana è troppo lenta e farraginosa. Se il settore delle costruzioni dovesse riprendersi, i primi risultati si vedranno tra un anno e mezzo. Ma è oggi che occorre trovare una soluzione, servono interventi che sblocchino ciò che è pronto a partire e ciò che deve essere completato, come la Metro C alla quale lavorano ben 500 operai tra diretti e indiretti."

Temi da campagna elettorale... A proposito sta seguendo con attenzione quella dei candidati a sindaco di Roma? Se dovesse dare un consiglio su come rilanciare il settore dell'edilizia nella Capitale, cosa direbbe al futuro primo cittadino?
“Non mi sento di dare consigli a nessuno, ma la verità è che rintraccio poca attenzione sul tema lavoro. Una cosa però voglio sottolinearla: quanti soldi arrivano dalla Comunità europea e lì ritornano per incapacità di realizzare e gestire i progetti? Dove si inceppa la macchina?”

Lavoro nero, lavoro povero, ovvero poco pagato, appalti poco trasparenti. Come si combattono queste piaghe?
“Il lavoro nero è veramente il cancro del settore delle costruzioni, inutile dire che occorrono più controlli. Le norme in questi anni non hanno aiutato, come nel caso dell'introduzione dei voucher.”
Ma lei la intravede la luce in fondo al tunnel?
“Sono un ottimista di natura! Diciamo che nei primi mesi del 2016 i dati ci dicono che l'emorragia si sta fermando, speriamo sia veramente il segnale di un'inversione di tendenza e che non si tratti solo di una chimera”