Roma

Roma come Parma, capitale della cultura. “Gestiamo noi la grande bellezza”

Le proposte di Cristina Grancio per valorizzare e rendere produttivi gli asset culturali della città

di Cristina Grancio *

Parma 2020, eletta Capitale della Cultura, cui sono seguite le parole del Presidente della Repubblica Mattarella secondo cui “La cultura  definisce il segno distintivo di ogni comunità ed è tutt'altro che una condizione statica, immobile, inerte perché si nutre di confronto, si sviluppa nel dialogo e nelle relazioni", inducono delle riflessioni ed in qualità di Consigliere Capitolina nei prossimi giorni proporrò al Consiglio Comunale una proposta per Roma. 

È proprio su questa condizione di non staticità che si dovrebbe confrontare Roma, riflettendo sul suo sistema produttivo culturale che riveste assoluto rilievo nell’ambito dell’economia nazionale, con un valore complessivo del comparto stimato nel 2018 a 96 miliardi di euro ed il primato europeo dell'Italia per numero di imprese, tenuto conto di un’incidenza complessiva del 6,8% sul totale delle attività economiche del Paese.

cristina grancio
 

È un’affettuosità dire che si è degli incapaci allorquando non si è in grado di capire dove si annidano le risorse peculiari di Roma, la città con la più alta concentrazione di beni storici e architettonici al mondo; il cui Comitato del Patrimonio Mondiale UNESCO, nella sessione svolta a Parigi nel settembre del 1980, ha inserito il Centro storico di Roma e i beni extraterritoriali della Santa Sede nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Nella Dichiarazione di Valore Universale che accompagna il riconoscimento UNESCO si afferma, fra l’altro, che “nel corso dei secoli, le opere d'arte reperite a Roma hanno avuto un'influenza decisiva sullo sviluppo della pianificazione urbana, dell’architettura, della tecnologia e dell’arte in tutto il mondo. Le realizzazioni dell'antica Roma nei campi dell'architettura, della pittura e della scultura sono state un modello universale non solo nell'antichità, ma anche in epoca rinascimentale, barocca e neoclassica”.

Dal punto di vista delle potenzialità della cultura sul lavoro la Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Roma ha stimato che l’investimento in questo ambito ha un moltiplicatore di 2,4 e ciò significa che per ogni euro di spesa in cultura se ne generano 2,4 nel resto dell’economia locale.

Quello che c’è da tenere in considerazione ad oggi è che nonostante le tre Università di Roma, l’offerta afferente al sistema culturale non è sufficiente a costituire una reale attrattiva di rilievo internazionale per chiunque nel mondo intenda studiare e specializzarsi nella materia, sfruttando l’incremento e la qualificazione che le attività di formazione sui beni culturali potrebbero indurre sulla tutela e la valorizzazione del patrimonio storico della città e se vogliamo puntare ad un posizionamento efficace della Capitale nel contesto della competizione internazionale fra le grandi aree metropolitane europee e mondiali, ciò richiede necessariamente la valorizzazione degli asset che possono costituire un’attrazione: la compresenza nella città di un eccezionale e diffuso sistema dei beni culturali, riconosciuto a livello internazionale; un flusso di turismo fra i più rilevanti al mondo che trova nel patrimonio storico e artistico il suo fattore principale di attrazione; un sistema degli enti formativi e di ricerca che propone già oggi alcune eccellenze da valorizzare; un sistema vivace delle imprese operanti in cultura nell’area romana, già parzialmente orientato all’export. 

Tutto questo costituisce occasione per promuovere un complesso di iniziative in grado di sviluppare sinergie fra queste opportunità presenti nel tessuto istituzionale ed economico della Capitale, al fine di proporre la città come punto di riferimento internazionale per lo studio, la ricerca, lo sviluppo economico e di nuove tecnologie connesso alla tutela ed alla valorizzazione dei beni culturali.

E’ determinante, pertanto, farsi carico di tutta una serie di iniziative che possano concorrere ad orientare e caratterizzare la città quale polo di riferimento internazionale per lo studio, la ricerca e la promozione delle attività finalizzate alla conservazione ed alla valorizzazione dei beni culturali sfruttando quegli ambiti territoriali che hanno una vocazione urbanistica che possa essere compatibile, ovvero adattabile, attraverso la realizzazione di un di grande prestigioso complesso architettonico, da realizzare previo concorso internazionale di idee, dove localizzare in forma integrata le seguenti sedi:

- un campus universitario destinato ad ospitare una nuova facoltà di Scienze dei Beni Culturali ed i relativi servizi, finalizzata ad integrare e rafforzare l’offerta in materia delle tre Università di Roma, allo scopo di costituire un hub specialistico di rilievo internazionale per la formazione in materia di conservazione e valorizzazione dei beni culturali;

- un complesso destinato ad ospitare la nuova sede dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro e le sedi degli Istituti e delle attività di ricerca in materia di Beni Culturali facenti capo al Ministero dei Beni e Attività Culturali, al Consiglio Nazionale delle Ricerche e dell’Agenzia nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile (ENEA), orientando fortemente la nuova localizzazione alla sinergia con le attività universitarie;

- un’area direzionale ad uffici specificamente destinata ad ospitare e qualificare lo sviluppo delle imprese operanti nel comparto dei beni culturali a Roma, con particolare riferimento allo sviluppo delle nuove tecnologie, valutando l’istituzione di un’agevolazione fiscale permanente, relativa anche alla tassazione locale, per lo start-up di nuove imprese afferenti a questo comparto, nel rispetto delle disposizioni europee in materia di aiuti di Stato;

Va da se che per poter immaginare e realizzare un percorso di questo tipo c’è bisogno di una classe politica ed amministrativa che sappia gestire con lungimiranza la grande bellezza di Roma, ineguagliabile ovunque nel mondo ci si guardi intorno, ma soprattutto che non deleghi le scelte di gestione del territorio al privato, come invece sta accadendo con questa Giunta..

* Cristina Grancio, consigliere DemA Gruppo misto