Roma

Roma condannata a morte. Sgarbi sentenzia: “Raggi colpo di grazia sulla città”

Sgarbi e la decadenza di Roma: “Raggi? E' una persona che non ha consapevolezza della città”

di Maddalena Scarabottolo

Roma: la bellezza della città eterna è sulla via del tramonto. Critico d'arte, polemista e deputato ma anche sindaco di Sutri in carica, Vittorio Sgarbi non ha dubbi: “Decadenza e decostruzione sono le parole che rappresentano la situazione attuale della città”. E su Virginia Raggi sindaco di Roma: “Se fai il sindaco di Roma in totale mancanza di fondamenta culturali questo è il risultato”.

Intervistare Vittorio Sgarbi è come tentare di inseguire una Formula 1 con una citycar. Sgarbi risponde a una domanda, poi telefona, si interrompe, riceve gente, esce e rientra da casa e riprende a parlare. Racconta dello Stadio della Roma, delle Olimpiadi e del rapporto tra Roma e Milano. E delle prospettive della Capitale.

Allora Sgarbi, partiamo dal patrimonio culturale di Roma. Perché non è più un traino formidabile per l'economia della città?

“L'arte è un bene di tutti e la cultura è l'elemento fondante per una città. La grandezza del patrimonio non è il problema. Il problema è che se fai il sindaco di Roma in totale mancanza di fondamenta culturali questo è il risultato. La sindacatura della Raggi è stato il colpo di grazia sulla città. Per esempio dire di no alle Olimpiadi e dire sì alla costruzione dei tre grattacieli dello stadio vuol dire che non si conosce la storia, la grandezza e il passato di Roma”.

Di cosa ha bisogno la città per risollevarsi?

“Manca una persona che abbia la consapevolezza della città. Al momento penso si possa dire che siamo diretti verso una decadenza imperscrutabile”.

La decadenza è momentanea o c'è una via d'uscita?

“Questo non lo so. In ogni caso, al momento, nel campo della musica non si hanno segnali, nel campo delle mostre non si hanno segnali, nel campo dell'ecologia non si hanno segnali. A Roma non capita più niente. Se non punti sulla cultura a Roma non so su cosa puoi puntare. Bisognerebbe studiare bene la comunicazione. Con Veltroni e Rutelli la proposta culturale rendeva la città accogliente, oggi questa sensazione non c'è più”.

Quale soluzione vede per il futuro?

“La cosa importante è andare a votare ed eleggere un sindaco consapevole. Il sindaco è il 60% della città. Quindi è quello che dice che cos'è la città. Prima andiamo a votare e meglio è per Roma. La situazione di Roma è uguale a quella di un insegnante con la sua cattedra: un cattivo insegnante rovina la cattedra, un cattivo sindaco rovina la sindacatura”.

Se lei fosse il sindaco di Roma, cosa farebbe ?

“Se mi chiedessero di fare il sindaco di Roma farei fatica a dire di no, ma non è la mia vocazione. Inizierei comunque facendo una mostra sulla civiltà romana. Uno deve inventarsi qualcosa, ma con la cultura è facile farlo. Oggi non c'è una proposta culturale perché si ha una visione diminutiva di Roma, non stupisce quindi che non abbia più trovato nessun riconoscimento a livello nazionale e internazionale”.

Come si può educare alla bellezza?

“L'educazione alla bellezza è implicita nei tempi. Questi sono tempi in cui c'è più curiosità per tutto e quindi anche la cultura ne beneficia. La capacità di un giovane di conoscere e vedere le cose è superiore rispetto a un giovane degli anni '40, '50 o '60. Oggi un giovane può essere molto più curioso e informato di quanto non lo fosse in passato. Un allievo durante il fascismo aveva fatto delle scuole migliori ma aveva meno possibilità di muoversi e Internet non c'era. Quindi questo è un tempo favorevole alla conoscenza. I tempi migliorano sempre, non peggiorano”.

A un anno dalla vittoria del governo legastellato, che bilancio si sente di fare su ciò che è stato fatto per promuovere la cultura a Roma?

“Lo stato della proposta culturale di Roma è a un livello così basso come mai prima. Roma nel 2006 deteneva il primato a livello culturale, oggi invece dopo tredici anni quel primato spetta a Milano. Nel 2006 ero assessore a Milano e vivevo nell'incubo perché era indietro rispetto a Roma, ora è esattamente il contrario. Ad esempio la Triennale è più importante della Quadriennale e il Piccolo Teatro è più importante del Teatro Argentina. Milano ha sorpassato Roma. Roma non c'è più, è sparita. Colpa della miopia della coalizione che considera la cultura come un fatto facoltativo. Io sono l'unico che ha sempre pensato che cultura e politica potessero stare bene assieme. Per chi oggi fa la politica nazionale invece è un fatto marginale o insignificante”.