Roma

Roma deserta, agosto senza turisti: persi 100 mln. Chiudono alberghi e negozi

Città vuota, dei turisti neanche l'ombra: aperti il 15% degli alberghi. Nei negozi poche persone nonostante i saldi: in 2000 rischiano di chiudere per sempre

Roma città deserta, il Coronavirus ed agosto hanno reso la Capitale quasi spettrale: Centro vuoto, niente file fuori dai monumenti dove nelle estati passate la ressa era cosa quotidiana e turisti che si contano sulle dita di una mano. Un dramma per il turismo capitolino, che perde oltre 100 milioni al mese e che vede ogni giorno chiudere per sempre una infinità di alberghi e negozi.

Se già negli anni scorsi Roma nel mese di agosto non era poi così frequentata, quest'anno con la pandemia e la quasi totale assenza del turismo straniero la tragedia è compiuta. Gli alberghi o sono vuoti, o sono chiusi, con meno di 200 strutture che hanno voluto sfidare l'agosto romano aprendo i battenti: “Per noi la situazione è complicatissima – spiega Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma – perché non solo abbiamo perso tutto il turismo straniero, ma quest'anno non abbiamo neanche quei business man che nel mese di agosto venivano in massa a Roma quando la città era meno frequentata. Continuiamo a perdere almeno 100 milioni di euro al mese, e per questo motivo non molti alberghi hanno già annunciato che non riapriranno più, mentre altri che non lo faranno prima di marzo 2021. Ora si va incontro alla bassa stagione e la situazione può solo peggiorare”.

Di quei pochi turisti che si vedono in giro per Roma, il 95% è italiano. Una tendenza opposta rispetto agli anni passati quando ad agosto in città più del 90% dei turisti venivano dall'estero: “È inevitabile che gli stranieri non ci siano – prosegue Roscioli – perché la gente ha ancora paura del Coronavirus. Quei stranieri pochi che ci sono negli alberghi romani sono poi tutti dei paesi confinanti e sono arrivati a Roma in macchina. Parlo di austriaci, svizzeri, francesi e qualche tedesco. Degli spagnoli, popolazione molto presente a Roma l'estate, neanche l'ombra”.

Chi sta soffrendo della mancanza dei turisti è anche il settore commercio, con i negozi di abbigliamento romani, del Centro e non, che in pieno periodo di saldi si ritrovano deserti. Una seconda tragedia, se si pensa che dal lockdown in poi quasi la totalità dei cittadini si è definitivamente affidata ai negozi online per fare shopping. “I saldi quest’anno saranno condizionati da una situazione del tutto straordinaria – dice il Presidente di Confesercenti Roma e Lazio, Valter Giammaria – L’assenza di turisti e lavoratori si farà sentire. Nemmeno le promozioni, che quest’anno si sono configurate come veri e propri pre-saldi, sono riuscite ad invertire il contesto sfavorevole. La città è svuotata, a Roma serve un intervento straordinario del Governo che tenga conto delle difficoltà, in particolare del centro storico: se continua così, solo a Roma sono a rischio oltre 2mila Pmi del commercio di abbigliamento e calzature, oltre 2.800 in tutto il Lazio”.

Chi poteva fare di più per aiutare il settore commercio è il Comune di Roma, che la scorsa settimana ha prolungato l'apertura dei negozi a fasce orarie fino a dopo l'estate. “Anche il Comune di Roma deve fare la sua parte. Bisogna mettere le imprese in condizione di lavorare – continua Gianmaria –. La nostra proposta è di fermare subito l’ordinanza che limita gli orari dei negozi durante il periodo dei saldi, dal primo agosto e per sei settimane. Poi riunire entro i primi giorni di settembre un tavolo per definire gli orari, lasciando liberà di apertura il sabato e la domenica. La proposta è sostenuta da almeno tre ragioni: la prima è che con scuole chiuse, smartworking di circa 400mila lavoratori della pubblica amministrazione e assenza dei turisti, i rischi di assembramenti sono praticamente nulli. La seconda è che eliminando i limiti di orario si limita ancora di più il rischio di concentrazione. La terza è che se non sosteniamo gli esercizi commerciali, turistici e le attività di servizio, che rappresentano più che in ogni altra città del Paese, un valore sociale ed economico apprezzato nel mondo, rischiano di fallire, mettendo in ginocchio l’economia complessiva della città e desertificando intere vie”.

 

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