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Roma
Roma divorata dai palazzi. Record di cemento: “spariti” 108 ettari di verde

Roma divorata dal cemento e dai nuovi edifici, ogni anno sempre di più: nel 2019 sono stati consumati 108 ettari di suolo, verde sparito per far posto a palazzi e infrastrutture. Una “stranezza” che non passa inosservata in una città come la Capitale, amministrata dai paladini della cosiddetta “rigenerazione urbana” ed in piena crisi immobiliare.

I dati choc sul consumo di suolo arrivano dal Rapporto Ispra 2020. Roma si veste la maglia nera di città più “cementata”: come anticipato, nella Capitale sono stati consumati 108 ettari di suolo lo scorso anno, una superficie pari a 200 campi da calcio, stracciando così il record negativo dell’anno precedente in cui erano stati 91. La Città Eterna è riuscita nell'impresa di doppiare la seconda in classifica ovvero Catania, che con 48 ettari è la seconda grande città tra quelle con più di 100 mila abitanti.

Il dato che però preoccupa di più salta fuori analizzando la serie storica del consumo di suolo: dal 2012 a oggi, 515,67 ettari (pari a 1.000 campi da calcio) sono stati artificializzati.

Ma ha cosa è dovuto tutto questo consumo di suolo? Chi pensa che sia dovuto alla costruzione di nuovi palazzi non si sbaglia. Infatti a Roma tale consumo si è ottenuto, soprattutto, dalla realizzazione di nuove aree impermeabilizzate, edifici residenziali e infrastrutture distribuite. In cima alla classifica dei Municipi dove colare cemento è più facile che piantare un albero ci sono il IX, quello dell'Eur; l'XI, il commissariato della zona Magliana-Corviale; e il XV, quello che comprende le zone di Roma Nord come Labaro, La Storta, Prima Porta e la Giustiniana.

“A Roma un altro sconfortante record negativo sul consumo di suolo, con più di cento ettari divorati da asfalto e cemento nell’ultimo anno, in una città che, poco per volta e ininterrottamente si mangia il territorio - commenta Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio -. Dati ancor più allucinanti se si pensa alla crisi del settore immobiliare e di fronte a un continuo saldo demografico negativo. Responsabile della nuova galoppante edilizia è la logistica, non solo a Roma, con i suoi immensi hangar che nascono in un batter d’occhio, impermeabilizzando interi quadranti verdi e modificando il paesaggio con una velocità impressionante. Ma responsabile è anche la politica urbanistica dell’amministrazione che, con il suo assordante silenzio lo permette senza mettere un freno ai nuovi diluvi di cemento, e senza alcun piano di rigenerazione per sostituire l’edilizia industriale abbandonata da decenni e in grado di deturpare, da sola, interi quadranti cittadini”.

“Mentre il Campidoglio discute della follia di costruire a Tor di Valle in piena area di esondazione, un nuovo quartiere di uffici e uno stadio, Roma viene riempita di nuovo cemento - continua Scacchi -. C’è invece la necessità, per la sicurezza idrogeologica, di invertire il trend, non solo fermando l'impermeabilizzazione ma anche facendo opere di 'desigillatura' di superfici inutilmente lastricate, da restituire a verde magari fruibile e di qualità: è così che si adatta il territorio al clima che cambia e che si costruisce una capitale più resiliente”.

Su scala regionale invece, nel Lazio durante il 2019 sono 288 gli ettari complessivi consumati, sui quali quelli romani hanno pesato per il 38% del totale, concentrati diffusamente nella cintura metropolitana. Gli altri comuni della Regione ad aver consumato maggiormente il proprio suolo sono Civita Castellana, Fara in Sabina, Fiumicino e Aprilia con cambiamenti superiori ai 10 ettari.

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