Roma divorata dal cemento. "Spariti" 36 ettari per il consumo di suolo: i dati
L'allarme di Legambiente Lazio: “Cancellati 315 ettari, come 500 campi da calcio”
Roma mangiata dal cemento e da nuovi edifici, ogni giorno, nonostante il calo di abitanti. "Spariti" 36 ettari in un anno a causa del consumo di suolo.
Sono i terrificati dati che emergono dall'ultima denuncia di Legambiente, che, alla vigilia della Giornata Mondiale del Suolo, ha svelato lo studio condotto con Ispra, Cia, Agricoltori Italiani, Ccivis, Crea, Ersaf Politecnico di Milano, Comune di Roma, e Zelena Istria. Particolarmente allarmanti le statistiche relative al Lazio, dove nel 2017 risultano cementificati 315 ettari di territorio, pari a una superficie di circa 500 campi da calcio. Numeri che diventano ancora più impressionanti a fronte di un "dettaglio": la diminuzione del numero di abitanti (-1.431). Come se fosse nata una nuova città da 15.000 abitanti, ma vuota.
A Roma sono invece 36 gli ettari consumati (-694 abitanti), nella Città Metropolitana di Roma persi 102 ettari, nella provincia di Frosinone 13 Ha, Latina 20 Ha, Rieti 27 Ha e Viterbo, maglia nera 154 Ha consumati, secondo i dati del Rapporto Consumo di Suolo di ISPRA.
“Avanza il consumo di suolo a Roma e nel Lazio, il tutto nonostante i mutamenti climatici ci facciano fare sempre più i conti con eventi meteorici estremi e rischio idrogeologico, - denuncia Roberto Scacchi Presidente di Legambiente Lazio -. Cementificare e impermeabilizzare il territorio è una follia ingiustificata, tenendo anche presente che diminuiscono i residenti e che ogni questione edificatoria, sia abitativa che non, può e deve essere risolta con la rigenerazione dell'enorme patrimonio di edilizia abbandonata. Nella nostra Regione, dove la quasi totalità dei comuni si trova in aree a rischio idrogeologico e dove gli eventi climatici estremi mettono a dura prova, sempre più di frequente, gli ambienti antropici, c'è bisogno di fermare ogni colata di cemento che consumi nuove superfici: bisogna invece scommettere e investire su parchi urbani in grado di aumentare la resilienza delle città, sulla cura delle aste fluviali e degli ambienti ripariali, sulla rinaturalizzazione delle superfici; è solo così che si gettano le basi per una politica di adattamento al clima che cambia".
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