Roma
Roma, due anni per depositare una sentenza: il record folle del giudice Civile
Al Tribunale Civile di Roma l'assurdo record di un giudice che ha tenuto bloccata una causa già chiusa per due anni. E gli avvocati romani protestano
Due anni per scrivere una sentenza: succede al Tribunale Civile di Roma dove un magistrato è riuscito nell'incredibile record di impegnare ben 24 mesi per scrivere una sentenza e poi depositarla.
E scatta la protesta degli avvocati del Consiglio dell'Ordine di Roma che commenta: ”Non esistono solo magistrati-poeti che rifiutano di depositare le motivazioni delle sentenze per la delusione d'aver intrapreso una professione non amata. La vicenda del giudice napoletano – dicono il presidente Paolo Nesta e i segretario Alessandro Graziani - situazioni analoghe tuttavia esistono anche in altre realtà, come Roma”.
Il caso Roma: due anni per depositare una sentenza
"Nel Tribunale della Capitale ad esempio tutti i colleghi conoscono la vicenda di un magistrato che deposita le sentenze dopo oltre due anni, anche per cause non particolarmente complesse - aggiungono il Presidente del COA Roma, Paolo Nesta, e il Segretario Alessandro Graziani - e non è certo questo l'unico giudice a distinguersi per la lentezza". Frequenti sono poi le occasioni in cui altri magistrati rinviano le udienze per impegni improvvisi, che costringono cittadini e avvocati a ripresentarsi a mesi di distanza.
Gli avvocati romani: "La lentezza della Giustizia dipende da comportamenti impropri"
"Non vogliamo con questo intervento riproporre il solito, trito luogo comune secondo cui i giudici non lavorano e gli avvocati sì - proseguono Nesta e Graziani - ma semplicemente sottoporre all'attenzione dell'opinione pubblica il fatto che talvolta la lentezza della Giustizia discende da comportamenti impropri che devono essere stigmatizzati in maniera molto ferma".
"Potrebbe essere questa l'occasione - concludono Presidente e Segretario - per porre il tema del potenziamento del ruolo dell'Avvocatura all'interno dei Consigli Giudiziari, organi ausiliari del CSM composti da magistrati e avvocati, che sulla carta hanno fra le altre anche la funzione di vigilare sul corretto funzionamento degli uffici e di valutare la professionalità dei giudici. Se i Consigli giudiziari fossero posti nelle condizioni di operare adeguatamente, certe storture forse potrebbero essere evitate".