Roma

Roma e il Vaticano, fine amore: i grattacieli copriranno la vista del Cupolone

Il Consiglio Comunale approva un'emendamento con li quale darà il via libera alla costruzione di torri in periferia. Il “patto sacro” è disdetto

La Cupola di San Pietro, simbolo di Roma, rischia di essere coperta alla vista da ogni luogo della città, dai grattacieli. Roma ha deciso: per evitare consumo di suolo, basta con la crescita in orizzontale. Da oggi in poi si costruirà verso l'alto, puntando al cielo.

Tra Roma e il Vaticano c'è un amore infinito che dura dal 1626 e che sembra finito. In onore della Cupola di San Pietro, iniziata nel 1506 su progetto di Bramante e poi modificata da Michelangelo Buonarroti per essere consegnata da Giacomo della Porta e Domenico Fontana, c'era un patto silenzioso: lo sviluppo urbanistico non doveva oscurare la vista “der Cuppolone”, simbolo della Cristianità ma anche simbolo della città insieme al “laico” Colosseo grandeur mondiale dell'Impero Romano.

"La Terza Roma si dilaterà... sino alle sponde del Tirreno". La profezia di Mussolini

Operazione facile durante il Rinascimento, l'800 e il Primo Novecento, ribadita durante il Ventennio quando nel '25 Benito Mussolini pronunciò e fece scrivere sul “Colosseo quadrato” dell'Eur la profezia urbanistica: “La Terza Roma si dilaterà sopra altri colli lungo le rive del fiume sacro sino alle sponde del Tirreno". E così è stato sino ad oggi ad eccezione della Torre Euroskay, sempre all'Eur che però non ha mai osato penalizzare la vista della Cupola.

Di Stefano: "Enormi cubature con edifici più alti"

E ora cosa accadrà? Se il Consiglio Comunale di Roma, onorerà l'emendamento a una mozione di indirizzo presentato da Marco Di Stefano, leader di Noi Moderati, l'assessore all'Urbanistica Maurizio Veloccia firmerà la fine dell'accordo tra la città eterna e l'eterno Vaticano, prevedendo per la città uno sviluppo verticale, inserito come compensazione urbanistica ai costruttori che ne hanno diritto. “Enormi quantità di cubature - spiega lo stesso Di Stefano - con nuovi quartieri con edifici più alti per una nuova città più moderna e al passo con lo sviluppo urbanistico di tante altre città in Europa e nel mondo”.

Col Giubileo l'urbanistica di Roma non sarà più "cristiana"

La storicità del passo è chiara: in prossimità del Giubileo è possibile che vengano messi su carta decine di progetti per torri, grattacieli e altro che inevitabilmente sottrarranno in alcuni punti della periferia la vista della Cupola nella serie infinita di giornate limpide che il clima romani regala a chi ci vive o si veste da “avventore”. Ciò che è stato per quasi 400 anni ininterrotti, simbolo del rapporto univoco tra la Capitale d'Italia e la”culla del Cristianesimo” non sarà più. Le torri della periferia faranno ombra al simbolo che guidava i pellegrini vero San Pietro.

I palazzinari romani si fregano le mani: meno suolo, meno spese più guadagni

Se il Vaticano e la città sono destinati a perdere un tratto urbanistico significativo, chi ci guadagna da subito sono i soliti costruttori giacché costruire in altezza consentirà un risparmio formidabile nell'acquisto del suolo nonché la moltiplicazione del numero degli appartamenti sull'estensione di terra e quindi una rendita per metro quadro di costruito a dir poco formidabile. Una cortesia? Un affare che potrebbe passare alla storia come il “Nuovo Sacco di Roma” e questo a fronte di migliaia di appartamenti invenduti e una urgenza di case di edilizia pubblica per dare un posto dove vivere a chi è in attesa di una casa popolare o per le migliaia di sfrattati.

Chi oserà sfidare quota 133 metri del simbolo di Roma?

Sull'emendamento Di Stefano il Consiglio Comunale di Roma ha trovato l'unanimità. Vediamo chi oserà sfidare per primo i 133 metri del simbolo della Roma Cristiana.

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