Roma
Roma, la caduta degli dei: rifiuti, trasporti e servizi. Ecco il governo Raggi
Metro chiuse, rifiuti al collasso, governo della città paralizzato. L'analisi su Roma e la Raggi di Andrea Catarci
di Andrea Catarci *
Tra metro chiuse, sistema rifiuti al collasso e paralisi della maggioranza M5s, Roma prosegue nella sua rovinosa caduta: quale atterraggio ci aspetta?
Sui rifiuti siamo vicini al completo disastro. Un altro incendio dopo quello di via Salaria, stavolta all’impianto di trattamento meccanico-biologico di Rocca Cencia, nella parte più esterna del Municipio Roma VI, apre una nuova emergenza in tema di smaltimento. Erano gli unici siti di proprietà dell’Ama, ora il TMB Salario è chiuso e l’altro è a mezzo servizio. Si occupavano di metà dell’indifferenziato della Capitale, circa 1.500 tonnellate al giorno su 3.000 prodotte, separando i materiali recuperabili come la plastica dagli scarti e inviando questi ultimi in discariche e inceneritori. Attualmente ne restano attivi soltanto altri due, le strutture di proprietà privata del consorzio Colari a Malagrotta, su cui sono state dirottate maggiori quantità. In questo quadro, con le scelte “tecniche” obbligate, la Sindaca Raggi ha puntato tutto sull’appello ai cittadini a collaborare, separando maggiormente i materiali riciclabili e contribuendo a ridurre gli stock di “tal quale”. Per il resto, in particolare riguardo l’adozione di misure strategiche per ridurre l’immondizia che assedia i quartieri - dal centro alle aree semicentrali fino alle periferie dentro e fuori il Gra - Roma è completamente allo sbando: senza impianti di proprietà, senza aumento di differenziata, senza nuove isole ecologiche, senza assessore all’Ambiente, senza vertici e senza bilancio Ama, con il rischio di portare i libri in tribunale. Dulcis in fundo, ci sono i due esposti presentati in Procura alla fine del 2018, con cui l’ultimo CdA dell’azienda segnalava l’incomprensibile richiesta di Roma Capitale di svalutare i crediti vantati per i servizi cimiteriali, mandando in rosso i conti.
Metropolitane chiuse al centro della città
Non va meglio in tema di trasporti pubblici. Oltre al traffico a cui non si sfugge, per via dell’esistenza di pochi percorsi protetti e di un numero esiguo di tram, bisogna fare i conti con l’inaffidabilità, i ritardi, le corse che saltano, la manutenzione al minimo, un parco mezzi vecchio e in costante invecchiamento, gli incendi delle vetture. Abitare lontano dal nucleo centrale vasto coincidente con l’area interna alle Mura Aureliane, in territori poco serviti, significa sentirsi estranei alla vita di Roma, ospiti poco desiderati più che cittadini di serie B. Per alleviare le sofferenze degli utenti, Atac doveva acquistare 320 autobus nuovi a luglio 2018, poi il bando è andato deserto e ne sono arrivati solo 38, in affitto, di 108 complessivi che sono meno di una goccia nel mare. I fortunati che hanno la possibilità di muoversi lungo le direttrici delle metropolitane evitano accuratamente di prendere in considerazione le linee in superficie. Anche loro, però, qualche problema a raggiungere la parte centrale del tridente e delle aree limitrofe ultimamente ce l’hanno, visto che a causa di problemi alle scale mobili sono state chiuse le stazioni Repubblica – da circa 6 mesi – Barberini e Spagna della metro A, dove si passa direttamente da Termini a Flaminio. La linea è vecchia, si dirà, risale a metà anni Cinquanta, non come la nuovissima metro C, dove al capolinea fa bella mostra di sé una scala mobile distrutta e transennata. Un disastro anche qui, insomma, con Atac che a differenza di Ama i libri in tribunale li ha già portati, sotto forma di concordato preventivo.
La bassa qualità dei servizi elettrici e idrici
Solo parzialmente diversa è la situazione per l’elettricità e l’acqua. Perché se è vero che ad Acea almeno i conti tornano, visto che l’utility controllata da Roma Capitale ha chiuso il 2018 con un risultato netto in crescita del 50%, a 271 milioni di euro, non si può esprimere altrettanta soddisfazione per la qualità dei servizi erogati. Riguardo all’illuminazione pubblica, capita spesso di incontrare strade e piazze interamente al buio, anche per intere settimane, tra le proteste dei cittadini, dei comitati civici e dei municipi. O aree urbane con pochi lampioni, decimate dai guasti, con le lampadine coperte dalle chiome degli alberi, persino con la luce accesa di giorno. In generale Roma ha una rete molto vecchia e sconta una manutenzione faticosa. Un po’ come accade per l’altra rete, quella idrica, un vero e proprio colabrodo che perde lungo il tragitto circa il 40% dell’acqua raccolta e che nell’estate 2017 ha precipitato la Capitale in un'emergenza inedita, con lo spettro della sospensione dell’erogazione nelle abitazioni, la chiusura dei nasoni e il prosciugamento inflitto al lago di Bracciano. Nonostante tali aspetti siano considerati una priorità su cui intervenire e investire, l’azienda non esita ad aumentare ancora la redistribuzione degli utili ai soci - del 13% rispetto al 2017, quando cresceva del 25% rispetto al 2015 -, togliendo risorse importanti proprio alla irrimandabile opera di riqualificazione strutturale, con il risultato di perpetrare bilanci eccellenti e lauti guadagni a fronte di servizi pubblici scadenti.
La crisi della classe dirigente romana targata M5s
Infine, a pesare come un macigno sulla tenuta della città - e delle sue aziende pubbliche - c’è la disfatta della classe politica M5S. Dopo un dirigente onnipotente come Marra, comunque ereditato dal passato, dopo Lanzalone, il superconsulente di partito messo a dirigere Acea e a occuparsi della questione-stadio, stavolta ad essere arrestato è stato proprio un autorevole esponente grillino, un ex candidato a sindaco, l’ex Presidente dell’Assemblea Capitolina Marcello De Vito. Il mostro è entrato dentro, non di lato o di fianco. L’accusa, aver incassato tangenti in cambio di favori ad alcuni costruttori romani, è di quelle che impongono di dosare le parole a commento e di attendere, a chiunque abbia un po’ di buon senso e di cultura garantista. Ma a confermare quanto sia profonda la ferita politica inferta al M5s, quello dell’onestà e del cambiamento, sono stati proprio il Vice Presidente del Consiglio Di Maio e la Sindaca Raggi, che hanno immediatamente espulso De Vito e denunciato le “mele marce” del loro movimento.
Dopo le cadute, quale atterraggio?
Roma è in caduta libera, in traiettorie che sembrano non avere possibilità di inversione di tendenza. “Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all'altro, il tizio, per farsi coraggio, si ripete: Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene." Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio», recitava un film francese degli anni Novanta, L’odio. Ecco, il problema ulteriore dopo le crisi, i declini e le cadute è proprio l’atterraggio. Un cambiamento rapido di linee di indirizzo strategico e di classe dirigente, puntando sul protagonismo e sulla valorizzazione delle tante esperienze positive che tengono a galla la città nonostante tutto, potrebbe comunque mitigare l’urto e aprire all’ennesima rinascita. Viceversa, se oltre a continuare a sgovernare si persisterà nel mortificare e maltrattare la Roma migliore, quel tessuto civile e di movimento che in diverse forme si oppone allo sfacelo nella quotidianità, allora davvero l’impatto sarà terribile e non resterà che confidare, per l’ennesima volta nella storia, sul mito dell’eternità di Roma.
* Andrea Catarci, Movimento Civico