Roma
Roma, la Casa delle Donne Lucha y Siesta resiste anche alla Raggi
Alla giunta Raggi non interessa nulla di Lucha y Siesta. Così Atac viene lasciata libera di orchestrare l’azzeramento dell’esperienza del Tuscolano
di Andrea Catarci *
Lucha y Siesta significa “lotta e riposo” e si trova in via Lucio Sestio, tra via del Quadraro, via Lemonia e via Tuscolana. E’ una Casa delle Donne, attiva da dodici anni all’interno di un palazzo occupato e ristrutturato, dopo che era stato lasciato in stato di colpevole abbandono da parte della proprietà, l'Atac.
L’idea di trasformarlo in luogo per fornire accoglienza e supporto nei percorsi di autonomia e autodeterminazione delle donne, a forte valenza simbolica e culturale, prende forma in seguito alla tragica vicenda di Giovanna Reggiani, violentata, uccisa e gettata in una scarpata nell’ottobre 2007. Il clima di tensione che si determina in città non si traduce in provvedimenti istituzionali significativi finalizzati a contrastare la violenza maschile e le attiviste, l’8 marzo 2008, scelgono l’azione diretta, prendono possesso dello stabile e avviano le prime iniziative. Da subito si susseguono i lavori, vengono divisi gli spazi, definiti gli ambienti interni e le funzioni dedicate, riparato il tetto, curato il giardino.
A mano a mano Lucha y Siesta si struttura e sviluppa un’azione complessa articolata su diversi livelli. Attualmente ci sono 14 stanze adibite all’accoglienza lunga di donne che hanno subito violenze e minori in difficoltà, una casa di semiautonomia per l’ospitalità temporanea, un laboratorio di sartoria e riciclo creativo, uno sportello di ascolto, un centro popolare di psicologia clinica, una biblioteca e un’aula studio. Si svolgono corsi di formazione per operatrici antiviolenza e progetti di inclusione sociale attiva, rassegne culturali e cineforum, si aggiorna costantemente un blog per contrastare gli stereotipi di genere e, ancora, teatro, dibattiti, concerti, incontri con ospiti internazionali, yoga, pilates, coro al femminile, fitoterapia, presentazioni di libri, reading, seminari, corsi di autodifesa, laboratori sulla sessualità e di arteterapia. Oltre all’erogazione di servizi essenziali di accoglienza e contrasto alla violenza, carenti in città, si fa formazione, cultura, partecipazione, socialità, animando un pezzo di città densamente abitato e con numerose problematiche irrisolte.
L’intransigenza ottusa della giunta Raggi è contro Lucha, le donne e la città intera
Alla giunta Raggi però non interessa nulla di tutto ciò. Così Atac viene lasciata libera di orchestrare l’azzeramento dell’esperienza di eccellenza del Tuscolano, con la complicità della stessa Sindaca e dell’Assessora competente, quella Veronica Mammì che peraltro viene proprio dalla giunta Lozzi del Municipio Roma VII. L’azienda pubblica infatti ha inserito nel piano per scongiurare il fallimento la vendita dello stabile di via lucio sestio - che vale circa un milione – e di altri 17 immobili: tutti insieme però hanno un valore inferiore ai 100 milioni, a fronte di un debito da ripianare di quasi un miliardo e mezzo di euro. Nonostante ciò e ignorando anche l’impegno finanziario della Regione Lazio, che nel bilancio approvato a dicembre 2019 ha inserito un finanziamento di 2,4 milioni di euro per salvare l’esperienza, il Campidoglio targato M5s ha insistito nei suoi propositi bellicosi e per martedì 25 febbraio ha programmato il distacco delle utenze. La mobilitazione di centinaia di persone ha respinto il tentativo, cercando subito dopo di riallacciare un dialogo sostenendo un’elementare verità: una realtà fatta di relazioni, di sperimentazioni, di cultura, di solidarietà e inclusione, capace di trasformare il degrado in ricchezza per le donne, il quartiere e la città tutta, andrebbe presa a modello e ringraziata per quanto fatto, non sacrificata per qualche spicciolo.
Qualcosa di simile, ascrivibile a una specie di ottusa intransigenza, era già stata profusa in abbondanza contro la Casa internazionale delle Donne di via della lungara, mentre in ambito istituzionale venivano de-finanziati i centri antiviolenza e gli sportelli di ascolto psicologico, strumenti di sostegno per le donne intenzionate a denunciare e a intraprendere un percorso di uscita dalle prevaricazioni subite.
E’ una battaglia da vincere per il futuro della città
Non c’è dunque da meravigliarsi ma solo da mettere in campo ogni sforzo contro l’ennesimo scempio. Operatrici e utenti sono in presidio e in assemblea permanente, al loro fianco si è schierato un pezzo significativo della città solidale, come buona parte della cittadinanza locale. E’ una battaglia da vincere, per non spostare all’indietro le lancette della storia e non acuire la regressione di Roma, in troppi casi determinata proprio da quell’amministrazione che al contrario dovrebbe indicare la strada per uscire da crisi e declini di lungo corso.
* Andrea Catarci, Movimento civico per Roma