Roma, la rivolta dei nasoni. L'acqua non si tocca: la rabbia dei cittadini
Le fontanelle pubbliche vengono chiuse a gruppi di 30 al giorno
Roma è senz'acqua e i provvedimenti del Campidoglio per limitare gli sprechi iniziano ad essere attuati. Tra gli altri il più contestato, quello della chiusura dei nasoni, le fontanelle che garantiscono acqua pulita e fresca a tutta la città.
Dei 2800 nasoni presenti sul territorio, soltanto 85 “sopravviveranno” al centellinamento dell'acqua proposto da Acea e accolto dalla giunta pentastellata.
ReTer, il progetto web di cartografia critica e collaborativa, ha mappato le fontanelle romane, evidenziando tutte quelle che rimarranno aperte a disposizione di romani e turisti assetati.
“I nasoni sono "colpevoli" di un consumo pari a nemmeno l'1% della distribuzione idrica cittadina. La loro chiusura procederà al ritmo di 30 al giorno fino a lasciarne aperti solo 85, quelli utilizzati dall'Asl e Acea stessa per i controlli sulla potabilità dell'acqua”, si legge sul sito, che ha deciso di offrire agli utenti romani una mappa che faccia un po' di chiarezza: “Quali sono le fontanelle già chiuse? Quali quelle che rimarranno aperte? Come spesso accade non è facile trovare le informazioni, nonostante la "moda" degli open data e la "retorica" della trasparenza, pubblicate in modo corretto e facilmente comprensibili per gli umani e i computer tramite i quali sarebbe possibile rappresentare i dati in automatico, per esempio su una mappa. Noi almeno non le abbiamo trovate e speriamo di essere smentiti”.
Acea infatti ha pubblicato una mappa che risulta inutile per l'utente finale, visto che non fornisce indicazioni riguardo alle fontanelle che rimarranno sempre aperte e funzionanti.
Oltre a fornire un supporto pratico per la comunità tramite la sua mappa, ReTer ha commentato molto aspramente la scelta del Comune di chiudere le storiche fontanelle, elencando i problemi che questa decisione potrebbe causare. Primo tra tutti il danneggiamento ulteriore della rete idrica romana “Una delle funzioni svolte dai nasoni - tra i motivi principali per cui furono installati nel 1874 - è quella di alleggerire l'infrastruttura dalla pressione che aumentando potrebbe causare il cedimento delle tubazioni”, scrive ReTer, che ricorda anche come il blocco delle fontanelle potrebbe causare una proliferazione eccessiva di batteri, ora bloccata dall'acqua corrente.
Come ha avvertito già Croce Rossa Italiana e Codacons, poi, la chiusura dei nasoni colpirà le fasce più fragili della popolazione come la comunità dei senzatetto, che attualmente utilizzano l'acqua dei nasoni per bere, lavarsi e cucinare.
Come sottolineato più volte dall'Associazione per la difesa dei diritti dei Consumatori, turisti e romani finirebbero per essere vittima della speculazione commerciale dei rivenditori di acqua, che di sicuro ne approfitterebbero per alzare i prezzi delle bottigliette. E, cosa non meno grave, i turisti cercherebbero refrigerio nelle fontane storiche della Città Eterna, senza alcun rispetto per le opere d'arte. “Il Comune non può chiudere i nasoni e contemporaneamente vietare di bagnarsi nelle fontane, perché i due provvedimenti sono in netta contrapposizione e, di fronte al rischio di malori o mancamenti dovuti al caldo, prevale lo stato di necessità e la tutela della salute che rendono non punibili le infrazioni” ha commentato il presidente di Codacons Carlo Rienzi. Secondo l'Associazione, infatti, la chiusura delle fontanelle rende di fatto inapplicabile l'ordinanza del sindaco Virginia Raggi che vieta di bagnarsi presso le fontane storiche della città, con multe previste per chi non rispetti le regole. “In presenza di situazioni come quella attuale a Roma, con temperature estreme e la chiusura progressiva dei nasoni al ritmo di 30 al giorno, l’ordinanza anti-bivacchi del Comune diventa inapplicabile” ha ribadito Rienzi.
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