Roma

Roma, lo Stato che non c'è: chi cerca lavoro va a spacciare. Il nuovo welfare

Assistenza e soprattutto stipendi garantiti: vendere droga è ultimo approdo per chi non ha più niente da perdere. La mappa

Le piazze della Capitale sono militarizzate da un'impeccabile organizzazione dello spaccio: sentinelle e vedette contro i blitz delle forze dell'ordine e una gerarchia da caserma che divide i ruoli e rende le piazze delle vere aziende. Dalla semplice vendita delle dosi nasce un sistema di welfare che garantisce stipendi e assistenza ai soldati della criminalità.

“Ho moglie e 2 figli, vendevo auto ma la concessionaria è fallita. Oggi lavoro 4 ore al giorno in un corridoio a Tor Bella Monaca e guadagno quanto basta per vivere. Certo, il rischio c'è ma non c'è alternativa. Chi se lo prende uno di 52 anni ”. E' uno dei tanti racconti di chi decide di accettare il rischio del carcere pur di tirare avanti. Una delle tante storie, che la politica ignora e che invece è alla base del VII Rapporto “Mafie nel Lazio”.

Le piazze di spaccio organizzate come aziende

Lo spaccio della droga fonda delle città nella città, e le piazze sono delle vere e proprie aziende che garantiscono il lavoro che non c'è. Così la droga si vende a cielo aperto con oltre 100 piazze attive 24 ore su 24 con un sistema di controllo del territorio affidato a sentinelle e vedette, tra le quali cresce il numero di minorenni, che garantiscono lo svolgersi dell'attività degli spacciatori. E la città eterna diventa prima in Italia per operazioni contro il traffico di stupefacenti, rappresentandone il 14% dell'intero territorio nazionale.

Tor Bella Monaca e San Basilio, i due fortini

Almeno 13 delle 100 piazze di spaccio nella Capitale sono nel quartiere di Tor Bella Monaca, primo esempio del sistema organizzativo criminale che ha trasformato le piazze in delle aziende: oltre al controllo serrato messo in campo tramite vedette e sentinelle contro le operazioni di intrusione delle forze dell'ordine, il Rapporto descrive un sistema di welfare originato dalla garanzia di stipendi e dall'assistenza legale verso i “dipendenti”, che coinvolge anche soggetti insospettabili e al di fuori delle organizzazioni stesse nel traffico di droga, ma anche delle e del denaro, gli strumenti base per il funzionamento dell' “azienda-criminale”. Ma non solo Tor Bella Monaca e San Basilio, le così dette “piazze chiuse” sono una realtà anche per Montespaccato, la Romanina, un pezzo del Quadraro, Tor Bella Monaca, Acilia, Primavalle, Ponte di Nona, Giardinetti-Borghesiana, Torre Nova, Nuova Ostia, Quartaccio, Tufello, Bastogi. Per poi continuare nelle piazze di Centocelle e Quarticciolo, Corviale, Boccea e Trullo. 

Tutte le strade dei narcos portano a Roma

Dal porto di Civitavecchia all'aeroporto di Fiumicino, fino alle auto e ai camion diretti verso le piazze-azienda: anche le fasi del sistema di traffico sono sottolineate dal rapporto e hanno registrato una crescita e una sofisticazione che va di pari passo con l'abilità della criminalità romana di sapersi adattare alle dinamiche che cambiano dal passato al presente. E anche su questo fronte, il sistema “aziendale” mischia mafie, organizzazioni criminali e non, con una rete che prevede un numero sempre crescente di persone, assunzioni, promozioni, gestite e mantenute in piedi con la violenza e con metodi di ricatto e che prevedono punizioni esemplari ai chi esce dalle regole d'ingaggio. Come ricorda la procuratrice Ilaria Calò, alla luce del mantenimento del ricorso alla violenza nonostante l'adattamento e il “cammuffaggio” odierno rispetto alle mafie tradizionali: “Si è registrato un passaggio dal livello parassitario a quello simbiotico, il meccanismo di funzionamento è la rete di relazioni tra quel che è mafia e quel che mafia non è”.

I numeri della droga: Roma Capitale dello spaccio

Dai numeri forniti dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza Direzione Centrale per i Servizi Antidroga del Ministero dell'Interno, con un totale di 3.046 operazioni contro il traffico illecito di stupefacenti nel 2021, Roma è prima su tutto il territorio nazionale se il dato viene rapportato alla popolazione delle 14 aree metropolitane, calcolandolo quindi ogni 100 mila abitanti. Secondo posto per la Regione Lazio, dietro solamente alla Lombardia, con 3.471 operazioni svolte sul territorio. Sulle sostanze sequestrate dominano le piantagioni di cannabis con 13.338 chili sequestrati nel Lazio, seguiti dai 3.584,76 chil della marijuana, dalle 7.941 dosi di droghe sintetiche e dai 2.232,55 chili di hashish. Anche le attività di riciclaggio relegano la Capitale al primo posto in Italia, con le operazioni finanziarie sospette registrate da Uif Bankitalia che sono passate da 14.239 nel 2020 alle 17.236 del 2021.