Roma

Roma, Marcello De Vito spiazza l'M5S. Niente addio: punta gli Stati generali

Dopo il voto su Rousseau che ha disintegrato due capisaldi dei 5 Stelle, il presidente del Consiglio Comunale avvisa i big Di Maio e Crimi: “Basta arrocchi”

Marcello De Vito contro tutti. Anzi, contro tutti quelli che hanno rimandato all'infinito gli Stati generali per la nomina del nuovo capo politico del Movimento 5 Stelle, Crimi e Di Maio in testa, e contro chi ha votato per l'abolizione della regola del terzo mandato e delle alleanze locali con i partiti. Ma se un addio sembrava ormai scontato, il presidente del Consiglio Comunale di Roma non lascia il M5S e vuole un “confronto democratico”.

Nelle scorse settimane la frattura tra “mr preferenze” e il Movimento grillino sembrava insanabile, con addirittura un criptico post di De Vito su Facebook dove annunciava la “fine di un ciclo” e la necessità di “creare un nuovo Movimento”. Un grande bluff del presidente del Consiglio Comunale della Capitale che 48 ore dopo, nel caldo giorno di Ferragosto, in un altro lunghissimo post Fb si scaglia contro i vertici 5 Stelle invocando gli subito Stati generali e facendo intuire che la sua dipartita dal M5S, salvo ribaltoni dell'ultimo secondo, non è imminente.

“Da tempo sostengo che è necessario convocare gli Stati Generali – scrive De Vito nel post –. Il motivo è sostanziale. Non è di mero adempimento di regole statutarie, che pure prevedono che entro 30 giorni dalle dimissioni del capo politico (22/1/2020) si debba nominare il nuovo capo o la nuova struttura direttiva che si dovesse ritenere. È per evitare che si facciano errori come quello fatto ieri (venerdì, ndr), quando due autentici totem, due simulacri potremmo dire, il limite dei due mandati ed il divieto di alleanze, sono stati frantumati con un autentico blitz estivo, con una votazione agostana convocata con 24 ore di anticipo ed a cui ha partecipato meno di un terzo degli iscritti (49.000 circa su 169.000), nonostante il benevolo pompaggio ad opera dei giornali amici, che avevano ben fiutato e del resto anche scritto di questo errore”.

“È infatti necessario – prosegue – che una decisione su questi principi fondanti avvenga nella sede di un confronto e di una discussione ampia e democratica, VERA, nell'ambito di una Assemblea degli iscritti dell'Associazione Movimento 5 Stelle, convocata per CREARE l'intera architettura del Movimento, le sue architravi, i suoi obiettivi, lo scopo, gli indirizzi della sua azione politica. Una architettura da EVOLVERE nel complesso, in ragione di esigenze oggettivamente mutate e di un contesto politico e sociale anch'esso evoluto ed in divenire. Un'opera strutturale non si fa con una romanella, cambiando una sola parte. Ed il fatto che non vi sia stata partecipazione - sempre più scemata, perché i nostri attivisti non trovano più motivazione e spirito di partecipare, di fare infopoint, di stare per strada a parlare con i cittadini - è la tangibile prova del cammino sbagliato che è stato intrapreso”.

Quello di De Vito non è però un attacco alla Raggi ed al Raggi-bis, nonostante sia da sempre molto vicino alla sua acerrima nemica interna, la consigliera regionale Roberta Lombardi: “Questo mio intervento non vuole in alcun modo contestare la possibilità di terzo mandato per Virginia (visto che su di lei si era personificato questo voto), anzi, e sgombro subito il campo dalla solita narrazione di contrapposizione tra noi due che si vorrebbe sempre far passare: penso che chi ha fatto il Sindaco di Roma per 5 anni, per la complessità e per le difficoltà della città, ha la piena facoltà di chiedere nell'ambito della propria forza politica di proseguire il lavoro iniziato.È il percorso che è stato scelto dai vertici del M5S per arrivarci, ad essere sbagliato”.

Marcello De Vito non ha digerito le imposizioni arrivate dall'alto nel M5S, con il reggente Vito Crimi e Luigi Di Maio primi destinatari delle frecciatine del numero uno dell'Assemblea Capitolina, e per questo motivo non ha buttato giù l'amara pillola del voto su Rousseau, che ha disintegrato i due capisaldi dei 5 Stelle, arrivato senza prima un confronto agli Stati generali. “Poi dovremmo pure ricordarci – continua De Vito – che esistono le primarie: se un Attivista, un Esponente qualificato della società civile, un Presidente di municipio, un Consigliere o un Assessore comunale intende partecipare, gliene va dato pieno modo. Anche perché - e non casualmente lo dico qui - ieri si è 'deciso' pure che si possano fare alleanze con i 'partiti tradizionali' (quali?). Va quindi creata questa occasione di confronto. Un campo VERO, aggiungo. In cui si parli non solo delle persone ma della visione della città dei prossimi 30 anni, su quelle che sono le principali direttrici di sviluppo delle capitali mondiali: dalla rigenerazione e dalla riqualificazione urbana e delle periferie alla mobilità sostenibile, dalla digitalizzazione al decentramento amministrativo, solo per fare alcuni esempi. E' un luogo comunque positivo perché è il luogo per riportare alla partecipazione e creare entusiasmo politico negli attivisti romani”.

Il criptico post di De Vito della settimana scorsa pare quindi più quella di una creazione di un'ennesima corrente interna al Movimento, con un eventuale addio a 5 Stelle rimandato a dopo gli Stati generali al momento in programma per il 4 ottobre prossimo. Qualora De Vito ufficializzasse la sua separazione con il Movimento, non è da escludersi una sua candidatura a sindaco per sfidare alle urne Raggi, la presidente del VII Municipio ex M5S Monica Lozzi e le coalizioni, ancora senza candidato, di Centrodestra e Centrosinistra.

De Vito, in chiusura di post, torna a parlare degli Stati generali del Movimento continuano a sparare afflittissime frecciatine: “Basta rinviarli con scuse improbabili! Il vero motivo del rinvio a mio modo di vedere? Fa comodo una forza politica che ha una 'non struttura'; che non ha una organizzazione territoriale; che ha dei probiviri che non servono perché - chiamati a decidere - 'decidono di non decidere' ovvero lo fanno solo per punire il dissenso interno; che non ha i tipici ruoli ed organi di qualsiasi associazione, come un consiglio direttivo ad esempio. Fa comodo perché così puoi gestirla come ti pare. Puoi appunto prendere e convocare in 24 ore ad agosto una 'pseudo assemblea' chiamata a decidere su un punto nodale. Ma così diventa un arrocco. Arcigno e deleterio, come ha plasticamente dimostrato la votazione di ieri, non nel suo esito, bensì nella sua non partecipazione. In questo modo l'attivismo scompare. E questo per una forza che fa della partecipazione il suo dna è inaccettabile...”.

“Una forza politica non ha paura del confronto democratico. Non si può pensare di gestire una associazione con 170.000 iscritti come fosse casa propria.Basta scuse, basta trucchi, basta arrocchi! Basta sostituti capi politici che operano nella piena delegittimazione per sei mesi. Andiamo oltre! È necessario convocare gli Stati Generali per pensare e riorganizzare il Movimento. È necessario intraprendere con sicurezza, dedizione e volontà questo percorso di Evoluzione. Nel puro e positivo intento di creare Movimento”, conclude De Vito.