Roma
Roma Metropolitane, Raggi ordina l'eutanasia. L'audio choc di Cialdini
L'ex di Roma Metropolitane confessa ai dipendenti. “Il Comune di Roma non ha soldi per pagarci, vuole licenziare”
di Fabio Carosi
Roma Metropolitane: eutanasia di una società partecipata dal Comune che la Giunta Raggi sta uccidendo. Zero ricavi e primo semestre del 2018 con una perdita di esercizio doppia rispetto a quella dell'intero anno passato. Tutto perché il Comune di Roma non paga i suoi debiti riconosciuti con una serie di decreti ingiuntivi e ormai prossimi al pignoramento.
A denunciare il socio Comune di Roma è l'ormai ex amministratore unico Pasquale Cialdini, chiamato nel 2016 a guidare la società che si occupa della Metro C e delle manutenzioni delle metropolitane. Dopo lo sfogo sulla sicurezza delle infrastrutture, Cialdini in un audio che affaritaliani.it pubblica in esclusiva, ricostruisce il dramma di una società che si è vista respingere i bilanci dal 2015 sino alla prima semestrale dell'anno in corso. Tutto perché il suo unico committente non paga i debiti. Anzi, si autoespone al pagamento degli interessi “che ricadranno sui cittadini romani”
Cialdini, appena uscito dall'audizione alla Commissione di controllo del Comune, si sfoga in una riunione con tutti i dipendenti: è un atto di accusa contro il Comune di “furbi”, dove dall'assessore al sindaco, per finire con il Segretariato Generale, giocano a rinviare il pagamento di un debito monstre che il Comune ha nei confronti della sua società chiedendo di ridurlo con un piano massiccio di licenziamenti.
Indebitati per colpa del Comune
Racconta Cialdini: “Devo chiedervi scusa perché io non sono stato capace di fare quello che avrei dovuto fare. Sono venuto qua con un mandato preciso che era quello di approvare il bilancio 2015 quindi sono arrivato il primo dicembre 2016 e approvato quello me ne dovevo andare. Stare qua il tempo necessario per approvare il bilancio. Sapete tutti come sono andare le cose. Non approvazione bilancio 2016 e 2017 e cosa ancora più grave e domani in assemblea io boccerò il bilancio del primo semestre 2018. Perché il 2018 è ancora peggio Gli altri si chiudono con -7 il primo semestre 2018 si chiude con -7,5 mln di euro. Ricavi zero perché non ci sono stati pagati ma perché non abbiamo ancora un documento che attesti che Roma Capitale per il 2018 Roma Capitale non abbiamo nulla. C'è ancora qualcuno come la Meleo che forse non sa che non c'è neanche la nuova convenzione. Siamo al 9 ottobre e ancora non sappiamo dal primo gennaio in base a quali criteri Roma Capitale pagherà le prestazioni che voi avete fatto in una serie di lettere col le quali ci chiedevano di andare avanti su cose pregresse e nuove opere. Il collegio sindacale dice che io ho sbagliato a sottoscrivere uno schema di contratto del 18 maggio per passare da un pagamento a ore/uomo a un pagamento a tariffa professionale sugli avanzamenti del lavoro. Un cambiamento copernicano dei calcoli, speravano di avere una maggiore ragione per dirti non ti pago. Da gennaio secondo questo nuovo schema si sperava di incassare quello che serviva per andare avanti. Il collegio sindacale mi ha detto che ho aggravato la situazione. Se non avessi sottoscritto il contratto avrei dovuto licenziare tutti in blocco. Io ho siglato un contratto per far entrare dei soldi. Pochi, non sufficienti a sanare tutto soldi che entravano non che uscivano. Loro hanno fatto di peggio, una delle condizioni che mi hanno posto sino al 16 maggio mi hanno sempre detto... le deleghe della sindaca non dice mi rappresenta pinco pallino, dice per ogni punto che deve dire, si dice sempre “stiamo facendo la delibera, stiamo provvedendo a pagare. Se voi vedete sono tutte in positive verso un ripianamento del bilancio. Perché sino a maggio? Perché forse a maggio è stata aperta San Giovanni, da allora in poi si sono bloccate perché mi hanno detto e l'ho scritto nelle lettere di dimissioni – mi hanno posto due condizioni che nelle lette e precedenti non comparivano, non ha delegato a condizione che io licenziassi le persone o che io accettassi la transazioni. Queste condizioni le hanno poste dai primi di luglio. Al posto di un piano di licenziamento ho prodotto un piano di riduzione dei costi. Ho tolto anche il buono pasto, ci ho messo anche il prepensionamento con l'ape e il part time”.
Roma Metropolitane: “Brutti sporchi e cattivi e avidi di buoni pasto”
“Io sto dicendo la verità : sino a ogi mi hanno detto che Roma Metropolitane è formata da brutti sporchi e cattivi. Però è così in Segretariatp pensano che questa è una società di brutti sporchi e cattivi. E sopratutto che non prendete più degli altri, avete maggiori responsabilità, in altre partecpate queste responsabilità non ci sono. Zero straordinari, zero premi di produzione. Al Comune non guardano, guardano solo il buono pasto”.
“Il piano di riduzione del debito alla Corte dei Conti ma dopo mesi”
“Il mio piano è stato spedito alla Corte dei Conti definendolo un piano opinabile, me lo dicono il 2 ottobre e non a luglio quando è stato presentato. Il piano di licenziamenti ho detto mille volte che al limite si poteva anche accettare, qualora tutti gli altri interventi non fossero stati accettati e quanto mi paghi per quello che ha fatto. Si può fare un piano di licenziamenti senza un contratto?. Me lo hanno chiesto primo con un termine “a prescindere dai compiti che vengono affidati da una società”. Vogliono una transazione siccome loro hanno meno soldi di quelli previsti dal decreto ingiuntivo del giudice. Il Comune ci deve anche gli interessi sui decreti ingiuntivi. Può essere che il Comune non paga e poi è costretto a pagare gli interessi?”.
Chi arriverà dopo dovrà fare i pignoramenti al Comune
“Cè un altro punto ed è quello del decreto ingiuntivo: io ho l'obbligo di andare avanti e di cercare di recuperarlo. Decreto ingiuntivo e precetto, spero che chi venga dopo facci anche il pignoramento”.
Il Comune chiede di transare sul debito
“Transazioni: con una società in rosso posso fare una transazione primo obbligo è ripianare il bilancio. Ho la certezza che in questo deliberone che stanno rimettendo in discussione hanno rimesso la transazione. Prima devono darci i soldi . Se qualcuno questa delibera la legge capisce subito che quello che chiedono loro non si può fare. Sono 2 i motivi per cui mi sono dimesso. Non sono stato in gradi di portare avanti il lavoro, ho dovuto lottare contro i mulini a vento. Non l'ho fatto perché loro sono stati più furi di me e più forti. Personalmente sono contentissimo. Però ho passato due anni a stabilire cosa pagare e non pagare”.