Roma

Roma, Parentopoli Ama: dipendenti licenziati e per sempre: è Cassazione

La Cassazione rigetta i ricorsi degli ex dipendenti Ama licenziati nel 2015 dopo lo scandalo “Parentopoli”

Parentopoli Ama, i dipendenti licenziati e per sempre: la Cassazione ha respinto i ricorsi degli ex lavoratori licenziati dall'azienda per "gravi irregolarità" nella procedura di assunzione.

 

Sono legittimi i licenziamenti disposti da Ama nel 2015 dopo lo scandalo 'Parentopoli'. Lo ha sancito la Cassazione, rigettando i ricorsi di ex dipendenti a cui l'Azienda aveva notificato il licenziamento dopo aver scoperto "gravi irregolarità" nella procedura di assunzione: punteggi alterati nelle graduatorie, mentre in realtà erano "inferiori alla soglia di idoneità".

Gli ex dipendenti, dunque, avevano convenuto in giudizio Ama per chiedere l'annullamento di quello che, a loro parere, era un licenziamento "discriminatorio" oltre che "illecito e non sorretto da giusta causa". In entrambi i giudizi di merito la loro istanza era stata respinta. Anche la sezione lavoro della Cassazione, con due sentenze depositate oggi, lunedì 29 luglio, ha rigettato i ricorsi nei quali gli ex dipendenti affermavano che "l'illegittimità della procedura concorsuale e della graduatoria avrebbe dovuto essere addebitata a coloro che avevano organizzato e gestito tale procedura" e non a loro, senza la prova che fossero stati a conoscenza dell'alterazione dei punteggi.

I giudici del 'Palazzaccio' hanno invece confermato la legittimità dei licenziamenti: "La nullità della procedura concorsuale per violazione di norme imperative di legge costituisce causa di nullità dei contratti sottoscritti in esito a tale procedura indipendentemente dalla circostanza che gli odierni ricorrenti vi abbiano causa e a prescindere anche dal fatto che dalle irregolarità commesse nella procedura concorsuale abbiano avuto consapevolezza". Infatti, se "si consentisse la continuazione dello svolgimento del rapporto con un soggetto privo del requisito in parola - osserva la Corte - si finirebbe per porre nel nulla la norma inderogabile, posta a tutela di interessi pubblici, alla cui realizzazione deve essere costantemente orientata l'azione amministrativa dello Stato e degli enti pubblici, ovvero delle società, quali l'Ama spa".

Per questo, "l'estraneità dei lavoratori agli illeciti e alle irregolarità che connotarono la procedura culminata nell'assunzione, ove pure accertata e provata, non avrebbe potuto fondare alcuna domanda volta alla continuazione del rapporto di lavoro geneticamente nullo per insussistenza dei presupposti previsti dal bando per la costituzione del rapporto di lavoro", conclude la sentenza.