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Roma, pecore tosa-erba: Raggi travolta dall'ironia del web. È Spelacchio bis

Il web si scatena sulla proposta M5S di utilizzare caprette e pecore in parchi e ville pubbliche come tosa-erba contro il problema dell'erba alta nei parchi.

 

Era dai tempi di Spelacchio che il popolo dei social network non era così creativo. E così Virginia Raggi e la sua giunta sono ancora una volta finite al centro dello sfottò del web italiano. Tra fotomontaggi in cui la sindaca trasporta le pecorelle sulla schiena come i pastori del presepe, alle freddure sul tema, fino ai giochi di parole e alle proposte di “assumere” altri animali sul territorio di Roma, ce n'è per tutti i gusti.

Il Campidoglio, al posto che mettersi sulla difensiva, rincara la dose e avvisa che oltre alle pecore potrebbero arrivare anche le mucche, per occuparsi delle zone in cui ò'erba è più alta.

È la stessa Pinuccia Montanari, assessore all'Ambiente, a lanciare la seconda bomba a mano per la distruzione della credibilità del Comune di Roma, quando già le polemiche sulle caprette fioccavano da ore.

"Il Comune di Roma – ha spiegato la Montanari - ha già le pecore di proprietà, possiede infatti due aziende agricole a Tenuta del Cavaliere e a Castel di Guido. In queste aziende abbiamo anche alcune mucche che potrebbero essere utilizzate quando l'erba è particolarmente alta”.

Una notizia seria al 100% che è stata accolta sul web come un articolo di “lercio”, la pagina ironica che titola notizie false sull'attualità per il gaudio del popolo di internet. Tanto che in molti hanno proposto l'utilizzo delle giraffe per le erbacce sulle mura romane e per potare gli alberi della Capitale.

La Montanari, dal canto suo, non può far altro che ricordare a tutti i detrattori della proposta ecologica M5S che tra i pareri positivi figurano enti e associazioni importanti: “Ho riscontrato diverse valutazioni positive dal Wwf alla Coldiretti che ha addirittura riconosciuto che può essere un'alternativa moderna alla transumanza che per secoli ha caratterizzato i nostri territori. È chiaro che gli animali autorizzati devono essere indenni da determinate patologie e sottoposti a profilassi particolari. Mi meraviglio di chi si meraviglia perché su questo ci sono delle leggi del Parlamento”.

Ma nonostante gli sforzi, l'ironia sul web non si ferma e a due giorni dal lancio della notizia, i cybernauti appena svegli già si sbizzarriscono: “Ultim'ora: alle pecore che non avranno un parco da ripulire sarà concesso il prato di cittadinanza”. Oppure: “Pecore a villa Celimontana, mucche a villa Borghese, cinghiali per la monnezza. Si pensa ai leoni marini per i giardini di Ostia”.

Se le battute assomigliano fin troppo a quelle fatte per mesi all'albero di Natale di piazza Venezia, resta solo da vedere se i romani si affezioneranno all'idea delle pecore tosa-erba nello stesso modo che aveva trasformato Spelacchio da spreco a superstar.

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