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Roma
Roma, per un cordolo Atac il cantiere più lento del mondo. Esplode la rabbia

Un muro di plastica lungo 200 metri con una trincea che taglia in due una via storica, rischiando di uccidere il commercio, il valore di case e negozi e trasformando la vita da pedoni in un inferno. In via Emanuele Filiberto, si prepara la rivolta contro il cantiere della nuova corsia preferenziale.

A differenza delle altre zone di Roma, qui l'oggetto del contendere non è il semaforo verde per bus e tram, ma un cantiere scellerato aperto da una settimana e che nelle intenzioni del Comune di Roma si dovrebbe chiudere a ridosso di Natale. Quasi tre mesi per posare un cordolo a protezione della preferenziale e trasformare lo stradone della città dei piemontesi in una corsia dove di notte i tram superano i 70 all'ora e bus Atac e turistici si sfidano a chi arriva più lungo al semaforo di piazza San Giovanni in Laterano.

Gli ultimi negozi italiani
Ridotti a un manipolo che resiste all'avanzata di imprenditori cinesi e bangladini che aprono negozi su negozi, i commercianti storici di una delle vie che si è salvata dal degrado dell'Esquilino, hanno detto basta al cantiere che uccide e “dove gli operai lavorano solo 3 ore al giorno per poi sparire” e sino sono dati appuntamento per sabato mattina alle 11 al Chiosco di via Carlo Felce, il giardino che resiste all'avanzata dei senza casa, unico polmoncino verde in una zona dove l'unica erba è quella che si “spaccia e non si calpesta”.

Per la prima volta un gruppo di commercianti non si schiera contro la corsia preferenziale, ma contro la follia di un cantiere lumaca che ha tagliato in due lo stradone, lo ha privato di un attraversamento pedonale e cancellato i posteggi pagamento, impedendo anche quel principio di rotazione che garantisce i residenti e agevola il flusso commerciale.

Invece, da quando il Comune, Dipartimento VII Mobilità, ha dato il via ai lavori più lenti del mondo, via Emanuele Filiberto è diventata un inferno. Un po' come lo fu via Labicana, al tempo della pedonalizzazione dei Fori Imperiali.

La piattaforma che gli educati rivoltosi preparano è semplice: “Volete ucciderci col cantiere più lungo del mondo? Ebbene, pagateci i danni del mancato incasso, perché ci sacrifichiamo per la collettività; fate lavorare gli operai 18 ore al giorno e inserite nel progetto anche un piano di riqualificazione della strada, comprensivo di aree di carico e scarico per i furgoni che portano la merce e una campagna che rilanci via Emanuele Filiberto come via dello shopping. E poi basta con i rifiuti raccolti a singhiozzo. Igiene e decoro, compresa la necessità di ricostruire marciapiedi sopravvissuto a un bombardamento sono un diritto”. Infine un appello ai residentI: “Non lasciate uccidere questa meravigliosa strada, protestate con noi”

Senza una risposta certa, sarà “guerra al cantiere”. Via ai ricorsi al Tar, alle richieste di risarcimento e, “ultima spiaggia” il corteo dei dimenticati nella strada regina dei cortei.

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