Roma
Roma, prestiti facili e mai restituiti: la previdenza dei Comunali in default
Pesantissima relazione della Corte dei Conti su anni di commissariamento dell'Ipa. Il Comune deve decidere se liquidare l'Ente
Era nell'aria già dal 2017 quando Virginia Raggi sindaco commissariò il Cda, mandando a casa il Cda e nominando il professore livornese Fabio Serini commissario, ora la “bomba Ipa”, l'ente di previdenza dei dipendenti del Comune di Roma, esplode grazie alla Corte dei Conti: “Prestiti a iscritti poco solvibili con rate monstre che riducevano lo stipendio a poche centinaia di euro e per questo mai restituiti e le difficoltà finanziarie sono diventate tracollo.
La relazione della Corte di Conti su anni di gestione dell'Ente che eroga soprattutto servizi finanziari ai Comunali, ma che organizza viaggio ed eroga prestiti personali, è feroce: “Profili di irregolarità rilevati nell’azione amministrativa dell’Istituto di previdenza e assistenza per i dipendenti di Roma Capitale (Ipa), contrassegnata dal patologico ricorso a gestioni commissariali, dall’assenza di un assetto organizzativo interno e da diffuse illegittimità nel ricorso alla somministrazione di lavoro”.
"Opacità nella gestrione contabile e prestiti facili"
La Sezione regionale di controllo della Corte dei conti per il Lazio, che evidenzia la grave situazione di opacità della gestione contabile di Ipa, “comprovata - sottolinea la magistratura contabile - “da lacune e ritardi negli adempimenti di bilancio alla base dei profili di inattendibilità delle scritture (più volte rimarcati dal Collegio dei revisori) e dall’incertezza dei rapporti finanziari di credito/debito con Roma Capitale”.
Nel documento, che mette in luce i principali aspetti della gestione amministrativa, finanziaria e contabile dell’istituto previdenziale nei suoi rapporti con l’amministrazione capitolina, i giudici contabili hanno rilevato aspetti di scarsa trasparenza nelle regole sull’erogazione dei prestiti agli iscritti e sulla valutazione del merito creditizio, con plurime situazioni di sofferenza nel rimborso e necessità di intraprendere numerose iniziative di recupero dalle prospettive incerte.
“Al problematico contesto regolatorio e operativo - aggiunge la Corte - si è associato, negli ultimi anni, un sensibile deterioramento della situazione finanziaria e patrimoniale, favorito dalla continua decrescita del numero degli iscritti, con significativo impatto sulla liquidità e sulla continuità a breve delle attività, a fronte dei rilevanti costi di gestione”.
"Prestazioni sanitarie duplicate con Ipa-Inps"
Ma la mala amministrazione della cassaforte dei Comunali romani, mette sotto accusa il Campidoglio, per via di una “sostanziale inerzia dell’amministrazione comunale nell’esercizio dei propri compiti di indirizzo e vigilanza sull’istituto, concretizzatasi con la mancata analisi sui rapporti tra l’Ipa e le prestazioni di welfare già erogate ai dipendenti tramite altri organismi partecipati, con il rischio di possibili duplicazioni con l’attività istituzionale dell’Inps, nella concessione di prestiti ai dipendenti pubblici”.
“Le iniziative - conclude la Corte - recentemente intraprese dall’amministrazione per definire un nuovo assetto giuridico e operativo di Ipa risultano ancora prive di una strategia precisa e di una concreta analisi di fattibilità, tanto sul piano amministrativo e gestionale, quanto su quello economico-finanziario, ed evidenziano la necessità che ogni decisione sull’assetto giuridico e operativo dell’istituto sia preceduta da un’immediata attività di due diligence sull’effettiva situazione economica, patrimoniale e finanziaria dell’Istituto stesso, funzionale all’assunzione di determinazioni consapevoli circa il suo mantenimento o la sua liquidazione”.
"Entro 6 mesi la decisione: ricapitalizzare o liquidare"
A fronte dei rilievi formulati dalla Corte dei conti, Roma Capitale dovrà adottare le necessarie misure correttive entro sei mesi dal deposito della relazione. Dopo anni di gestione Serini, il sindaco Gualtieri il 20 dicembre del 2022 ha affidato il commissariamento dell'Ente a Fabio Borgognoni e, successivamente ad Antonio Lanza ma poco è mutato. Ora Gualtieri è al bivio: o ricapitalizza l'Ente con soldi dei romani, oppure lo liquida e chi ha versato anni di contributi rischia di perdere tutto.