Roma

Roma Pride: battaglia ultras: Rocca: “Via il logo? Non mando i carabinieri"

Il presidente della Regione chiarisce la decisione di togliere logo e patrocino al Pride: “'Dispiace che sia un'occasione persa per dialogare sui diritti civili

Pro Vita Famiglia scatena l'inferno tra ultras e per un giorno il problema principale del Paese diventa il patrocinio della Regione Lazio ritirato al Roma Pride. La decisione del presidente Rocca scatena la bufera e il giorno dopo lo stesso Rocca taglia corto: “Non manderò i carabinieri a togliere il logo dal sito, facessero come credono”.

E mentre il presidente cerca di sedare gli animi, Pro Vita Famiglia festeggia il risultato “politico”. Chi parla è Jacopo Coghe, portavoce del Movimento che ora è diventato ufficialmente soggetto politico: Accogliamo con favore il ritiro del patrocinio della Regione Lazio al gay Pride dopo la denuncia di Pro Vita & Famiglia. Supportare i Pride significa infatti dare man forte a chi vuole legalizzare l’utero in affitto, il matrimonio egualitario, le adozioni per coppie dello stesso sesso, le trascrizioni anagrafiche per i “figli” delle coppie gay, ma anche legittimare l’identità di genere, il self-id, i progetti gender nelle scuole di ogni ordine e grado, e “la carriera alias in tutti gli istituti di istruzione”.

"La Giunta Rocca mai veicolo ideologia gender"

Auspichiamo che non si ripetano più errori che potrebbero costar caro in termini di salute, benessere e rispetto dei diritti di donne, bambini, adolescenti e delle famiglie italiane. Da parte nostra continueremo a monitorare attentamente ogni atto amministrativo e politico della giunta presieduta da Rocca perché non sia mai veicolo dell'ideologia gender e LGBT”.

Rocca: "Un'occasione persa per dialogare"

Ma poi è lo stesso Rocca che spiega ancora: “Io ho preso una posizione molto chiara, netta contro l'utero in affitto e la possibilità di accostare la Regione Lazio a quella pratica, stop. Questa è la posizione, c'è poco altro da aggiungere”. Ma invece aggiunge: ''Dispiace che sia un'occasione persa per dialogare invece in maniera costruttiva sui diritti civili, in maniera deideologizzata, lo dico anche da persona che a Roma ha contribuito ad aprire la prima casa nazionale che accoglieva ragazzi e ragazze che venivano allontanati da casa perché non accettati dalla loro famiglia per motivi della loro identità sessuale''.

De Palo prova a spazzare via le chiacchiere: "Scontri che distraggono dai problemi del Paese"

Chi si aspettava una presa di posizione da ultras da parte dell'altra metà del cielo rimane a bocca asciutta: Dal Forum Nazionale delle Associazioni Familiari, Gianluigi De Palo, dà una chiave di lettura lucida sulla battaglia esplosa intorno a una festa “Ma è troppo chiedere una politica senza tifoserie, senza scontri inutili che distraggono dai veri problemi e dalla loro soluzione concreta? Una volta c’è il non saluto fascista alla parata del 2 giugno, un’altra il ritiro del patrocinio al #gaypride da parte della #RegioneLazio, un’altra ancora l’armocromista… (e potrei continuare parecchio) Nel mentre non si fa nulla per finire una #guerra a poche centinaia di chilometri da casa nostra, per far ripartire le nascite che mettono a rischio la tenuta di tutto il sistema Paese, per provare a limitare i cambiamenti climatici che portano morte e distruzione (vedi Emilia Romagna)”.

E' uno scontro tra ideologie

Secondo De Palo, “Si scontrano due visioni ideologiche che vanno oltre la #destra e la #sinistra: l’astrazione e la concretezza. E dentro la prima categoria ci stanno dentro tutti i partiti che di volta in volta colgono il pretesto per dire la loro. Per scontrarsi senza alcuna utilità. Nella concretezza c’è il Paese reale, quello che guarda attonito quello che accade. Che chiede risposte e invece viene strumentalizzato di volta in volta. Quello della gente che incontri facendo la spesa e che nonostante la stanchezza è il motore silenzioso dell’Italia. Quello che votava e che ormai non lo fa più perché non vede differenze, perché Gabri non serve a niente… Battaglie inutili di distrazione di massa che forniscono alla politica l’alibi per creare un dibattito che attira l’attenzione mediatica, che distoglie dalle vere questioni e che offrono un assist per non fare nulla di concreto. Meglio parlare una settimana del #pride o della “sostituzione etnica” che spaccarsi la schiena dietro alla ricerca di una soluzione concreta per il problema della natalità o del #PNRR, non credete? Meglio uno scontro furioso sui social o nei salotti televisivi che lavorare davvero per migliorare la vita delle persone. E nel mentre i nostri figli si organizzano per lasciare l’Italia incapace di trovare risposte, ma la nazione migliore al mondo nel dividersi in polemiche che non migliorano di una virgola la vita delle persone. Amarezza”.

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