Roma
Roma: Raggi ha quasi vinto le elezioni. Nel vuoto politico è candidata unica
Il sindaco uscente trova lo smalto: destra e sinistra pronti a una “sconfitta onorevole”. Alemanno e Marino come famtasmi
Comunali Roma 2021: Carlo Calenda, l'avatar di Nicola Zingaretti e dall'altra parte del cielo Guido Bertolaso o Chiara Colosimo, oppure ancora un nome top secret tenuto opportunamente nel cassetto. Dopo quasi due mesi di chiacchiere e con una campagna elettorale segnata dal Covid, per ora c'è un unico vero candidato, ed è Virginia Raggi.
E, paradossalmen,e l'ex grillina della prima ora sembra aver trovato lo smalto giusto per vincere. Mai nella storia politica di Roma un sindaco uscente aveva avuto tanto spazio in vista delle elezioni; un vuoto politico che Raggi sta riempiendo dopo aver “usurato” quattro anni e mezzo di consiliatura tra balletti di assessori, cambio di manager, caos all'Ama e l'inutile guerra con Nicola Zingaretti e che ora si appresta a riempire con una lunga offensiva che la porterà a fine inverno ad avere un vantaggio ineguagliabile sugli avversari. Quasi che centrodestra e centrosinistra stiamo pianificando una “sconfitta” onorevole e inevitabile” pur di evitare la “patata bollente Roma”.
Al netto della comunicazione social – sempre patetica e ispirata ad un'immagine rassicurante e di un sindaco/a materno/a – la somma delle strade riasfaltate inizia a vedersi; i conti del Comune più meno in ordine e con qualche prospettiva di pianificazione per i prossimi anni e per la prima volta il “piano freddo” è arrivato prima del freddo. Quasi stesse prendendo le misure con una città che sino ad ora è stata tratta come se dovesse governare per 100 anni. E con grande furbizia e tatticismo, la Raggi ha persino ignorato la sua responsabilità diretta nella salute dei cittadini, restando saggiamente fredda di fronte alla gestione sanitaria dell'emergenza virus se non per raccontare la sua quarantena.
Insomma, l'immagine che è emersa negli ultimi giorni è di una straordinaria e quasi incredibile “saggezza”, “lungimiranza” e attenzione al dettaglio, finalizzata a togliere “temi elettorali” agli ipotetici avversari, pronti a caricare a testa bassa sugli aggettivi qualificativi “incompetente”, “inadeguata” e “incapace”. L'unico punto debole del “nuovo vangelo Raggi” è la capacità di pensare ad una nuova economia per Roma, in grado di rispondere alla crisi economica drammatica che investirà la città nei prossimi mesi. Ma questo è un tema elettorale debole, perché in mano ai competitor finirebbe per essere ascritto al meraviglioso mondo delle promesse elettorali.
Ma perché tanto disinteresse per Roma? Alemanno e Marino hanno generato il terrore all'interno di centrosinistra e centrodestra, con entrambi gli schieramenti che difficilmente riusciranno a cancella l'onda di dissenso post consiliatura che ha segnato l'avvento di Raggi, dell'M5S e del “raggismo”. Ed è questo il motivo per cui sia Lega che Fdi, azionisti dai maggioranza, hanno scartato a priori un sindaco politico, rivolgendosi sempre al mondo manageriale, convinti di aver vita facile sul terreno delle incompetenze.
Ammesso che il conclave di oggi tra Salvini, Meloni e Antonio Tajani mister 5% si tenga e non slitti alla prossima settimana per colpa di Berlusconi e della sua apertura ad un governo di unità nazionale, dal polo anti-sinistra non uscirà alcun nome. Pià che paura di perdere, il cdx ha il terrore di vincere magari con qualcuno che rimetta a posto le cose romane in due anni e poi negozi il suo successo su un tavolo nazionale. Perché il ricordo di Rutelli e Veltroni è ben impresso nella mente: chi vince la sfida di Roma fa carriera. Ecco perché a volte vincere non è imperativo soprattuto perché il doppio turno aumenta il prestigio del vincitore agli occhi del mondo e può fare ombra ai leader. Facendo la somma, è molto meglio un'onorevole sconfitta e puntare tutto sulle regionali. Qui il turno unico è un vantaggio straordinario per la politica.