Roma
Roma, rogo rifiuti: il sindaco suona la Lira a Ostia e demolisce le baracche
L'emergenza Ama al Salario è l'ennesima prova di distanza dai problemi seri
di Fabio Carosi
Al Nuovo Salario Roma brucia i suoi rifiuti, appesta l'aria dalla periferia al centro e la sindachessa Virginia Raggi in foulard rosso neroniano si mette in posa a Ostia, nel delirio di legalità che porta in pieno inverno a demolire una baracca sul mare.
E che mare: l'uscita del canale dei Pescatori dove le acque di raccolta dei canali dell'entroterra fanno schifo persino alle triglie.
Giorno che passa, sceneggiata che trovi ma sui problemi seri il Comune di Roma e la Giunta passano dall'inconsistenza alla latitanza, seguiti dal codazzo di peones che tripudiano sui social ogni qualvolta viene riempita una buca. Così facendo augurano lunga vita al sindaco Raggi, se non altro per il numero di buche di fronte alle quali dovrà posare prima che il rally di Roma venga chiuso per assenza di sterrato.
Ora l'impianto di trattamento meccanico dei rifiuti di via Salaria, un tritovagliatore evoluto che macina monnezza per ridurla ad una forma atta ad essere trasportata non può essere considerato un'emergenza. Autocombustione o innesco doloso, quell'arco immette nel simbolo della faciloneria demagogica con la quale questa amministrazione e quella precedente di Ignazio Marino hanno affrontato il tema delicatissimo dei rifiuti. E a nulla vale un percorso a ritroso, perché di cassonetto in cassonetto si arriverebbe più o meno a Nerone.
Dunque, proclami, chiacchiere, progetti futuribili di economia circolare che rappresentano una speranza condivisibile ma pur sempre spostata oltre quel confine dei tre giorni d'inverno e due in estate che che rappresenta il margine alla puzza che ha tenuto in scacco gli abitanti del Salario per anni.
Non paga dello show a Ostia, sempre protetta dal foluard rosso, sbiascica soluzioni creative alle 600 mila tonnellate di rifiuti al giorno che non troveranno più posto al Salario. E rassicura: “Siamo tutti qui per risolvere le criticità”. Ma quali criticità? Quella in cui vive Roma da sempre? Quella che aveva evidenziato il ministro Costa? Quella che aveva denunciato l'Arpa?
La via d'uscita del sindaco dall'emergenza rifiuti è sempre quella della porta laterale. Come Alemanno chiamava esercito, Virginia chiama le istituzioni a raccolta, farneticando cabine di regia,quasi dovesse produrre un kolossal sul rogo del Salario, spostando sempre da un altra parte il baricentro del problema e cioè l'assenza di una soluzione immediata. Tanto pur di salvare Roma dai rifiuti, gli abruzzesi continueranno ad accettarli ben oltre i 20 giorni previsti dal contratto. A questo dettaglio che pagano i romani ci pensa Nicola Zingaretti che siede al capezzale di Roma monnezzara e diventa quasi uno statista dei rifiuti. Le istituzioni sono compatte. Sì nelle responsabilità politiche di quello che accade ogni giorno: un disastro.