Roma, rubate 20 “pietre d'inciampo” in memoria delle vittime dell'Olocausto
Strappate dal selciato le installazioni in via Madonna dei monti, 82
Offesa alla Memoria di Roma. Rubate nella notte tra domenica e lunedì 20 "pietre d'inciampo", in ricordo delle vittime ebree dell'Olocausto.
Le installazioni dell'artista tedesco Gunter Deming, situate in via Madonna dei Monti 82, sono state strappate dal selciato e portate via. Le pietre rubate, dedicate a 20 membri della famiglia Di Consiglio, erano state installate il 9 gennaio del 2012. La denuncia arriva dall'Associazione Arte in Memoria.
Un gesto che ha visto la forte e repentina condanna del sindaco Raggi, che attraverso il proprio profilo social condanna il gesto: "Inaccettabile il furto di 20 pietre d’inciampo, realizzate in memoria dei cittadini ebrei deportati nei campi di concentramento, nel rione Monti - scrive il sindaco - Un gesto che condanno con forza e profonda indignazione. La memoria esige rispetto.”
Dal canto suo, anche il comitato provinciale dell'Anpi di Roma esprime "il suo più profondo sdegno per l'ennesimo gesto vigliacco perpetrato dalla feccia fascista. Questa volta - si legge in una nota - hanno divelto e trafugato le pietre d'inciampo dedicate alla famiglia Di Consiglio e localizzate nel rione Monti. La famiglia fu sterminata dai nazisti nei campi di sterminio". Per l'Anpi, "con tale gesto i fascisti nostrani una volta di piu' rivendicano l'orrenda politica razzista nazifascista che portò ai campi di sterminio milioni di vittime innocenti e nel contempo vorrebbero cancellarne la memoria. Ma possono mettersi l'anima in pace. Non dimenticheremo, anzi la nostra memoria e' piu' che mai viva e ricordiamo uno ad uno i nostri caduti e i loro carnefici".
"Quello di estirpare e rubare le 20 pietre d'inciampo nel Rione Monti, è un atto ignobile, vigliacco e stupido, perche' vandalizzare delle pietre non cancella la Memoria, quella di una famiglia intera arrestata in quel luogo il 21 marzo del 1944". Dichiara Mario Venezia, Presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma, che assicura: "Non cancella il fatto che la famiglia Di Consiglio - prosegue - fu sterminata in parte alle Fosse Ardeatine e in parte ad Auschwitz. Non cancella il fatto che la famiglia Di Consiglio fu tradita da un italiano, Leonardo Leonardi, che collaborava con i nazisti, per sua volonta' e non per ordini superiori. Non cancella l'ignominia di un periodo che vide migliaia di cittadini italiani di origine ebraica massacrati in nome di una ideologia criminale. Questo atto criminale ci conferma il dovere di combattere per mantenere viva la Memoria"
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