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Roma
Roma, sfrattati e dimenticati da un mese: 60 famiglie vivono in una basilica

Di Luca Lotti

 

Grazie ai Frati conventuali gli invisibili di questa città, quelli senza diritti, senza casa senza presente e senza futuro conquistano un posto al centro a Roma una delle grandi Capitali della ricca Europa. Sessanta famiglie, 150 persone di ogni nazionalità, 25 bambini, da una settimana sono accampate nel portico della Basilica dei Santissimi Apostoli a due passi dal Campidoglio in ferie. In una trentina di tende, Italiani, migranti del Nord Africa, dell'Est Europa e del Sudamerica campeggiano con i servizi di fortuna assicurati dalla Basilica. Gli abitanti della tendopoli sono le persone sgombrate da un immobile, ex Inps ora di proprietà privata, in via Quintavalle, a Cinecittà, un immobile che avevano occupato 4 anni fa e da cui sono stati buttati fuori in pieno agosto esattamente cinque giorni prima della grande festa, delle grandi ferie, del grande riposo. Per queste 150 persone il regalo è stata la strada. Gli unici ad aprire loro le porte della solidarietà sono stati i frati della Basilica, il parroco, il vescovo. Racconta Maddalena, che fa parte del Movimento per il diritto alla casa. "Si tratta di famiglie povere, precarie, non certo ricche, che non si possono permettere il pagamento di un mutuo o di un affitto". "Prima i poveri", recita un cartello. Per il momento l'ingresso della basilica è stato spostato al civico a fianco. "Queste famiglie non possono rimanere in strada, non spariscono, non sono invisibili - continua Maddalena- vivranno qui finché qualcuno non troverà una soluzione, non si può più chiudere gli occhi su ciò che sta accadendo in tutta Roma". Dalla Casilina alla Tiburtina, dalla Prenestina alla Tuscolana, ovunque nella cintura delle periferie romane l’emergenza abitativa si fa trasformando in emergenza sociale pronta a diventare problema di ordine pubblico. L’occupazione dello stabile di via Quintavalle era vecchia da 4 anni e l’immobile veniva riconosciuto da una delibera regionale come contenitore per l'emergenza abitativa che il Comune ha preferito ignorare. Significa che si poteva evitare di buttare sulla strada 60 famiglie se non avesse prevalso l'indifferenza o uno sterile rispetto della legalità. ”Si punta molto quasi tutto sulla legalità - accusano i campeggiatori forzati di SS. Apostoli - ma a pagarne il prezzo non possono essere i più deboli quelli che non possono difendersi”. Il dramma nel dramma è rappresentato dai minori. L’allarme in questo senso è stato lanciato dalla Onlus Medicina solidale che continua ad operare nonostante i suoi cinque ambulatori per i poveri di questa città siano stati chiusi da luglio perché la Regione non può accreditarli in quanto la struttura principale, quella di Tor Bella Monaca è ospitata in locali comunali non accatastati. ”Noi stiamo discutendo con la Regione su come trovare una via d’uscita. Intanto proprio per una questione di rispetto delle norme, almeno 20 mila persone sono senza un punto di riferimento socio sanitario e lo saranno anche a settembre - spiega Lucia Ercoli responsabile della Onlus - con i nostri volontari tra cui anche medici e infermieri, però continuiamo ad operare. Oggi ci siamo recati presso la tendopoli nella Basilica. Ci sono 25 bambini, uno è di pochi mesi lo stavano lavando con l’acqua che veniva da un tubo. Le condizioni igienico sanitarie sono estreme e le istituzioni tacciono. L’unica soluzione proposta dal Comune, è quella di dividere i nucleo familiari: donne e bambini da una parte gli uomini da un’altra. Soluzione respinta comprensibilmente al mittente: a gente senza più nulla vogliono togliere anche la famiglia.

 

 

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