Roma

Roma, terremoto nell'Udc: lasciano tutti i big del partito in Regione e Comune

Implosione della colonna romana: dietro le dimissioni di massa il richiamo del Segretario Cesa a Di Stefano e Neri per un'assenza a una riunione di partito

Prima Marco Di Stefano, consigliere capitolino eletto con la lista Unione di centro Forza Italia e iscritto a Udc, poco dopo Nazzareno Neri, consigliere regionale di Udc: uno dietro l'altro i nomi di richiamo del partito a Roma e nel Lazio stanno rassegnando le dimissioni.

Implosione della colonna romana

In poche ore hanno preso le distanze anche Massimiliano Terrinoni e Anna Bertucci, rispettivamente capogruppo e vicepresidente del Consiglio al Municipio Roma VI. A fargli da eco è stato Luigi Avveduto, capogruppo al Municipio Roma VII. Sarebbero pronti a seguire i loro passi anche i segretari municipali e i dirigenti della provincia romana: forse già entro il fine settimana comunicheranno le dimissioni. All'origine dell'implosione del partito locale, che ora rischia il crollo, ci sono tensioni sulla gestione della compagine politica territoriale tra i dimissionari e il neo commissario di Udc Lazio, Regino Brachetti, e il segretario nazionale, Lorenzo Cesa. Sia Neri che Di Stefano erano stati chiamati in causa il 13 luglio scorso per la loro assenza a una riunione del coordinamento regionale del partito, alla quale erano stati invitati ma non si erano presentati poiché in contrasto con alcune scelte gestionali del partito sul territorio.

La replica del segretario Cesa

In una nota diffusa dall'Unione di centro nazionale, a quella data, il partito aveva precisato: "Si è svolta la riunione del coordinamento regionale dell'Udc della Regione Lazio alla presenza del neo commissario regionale Regino Brachetti e del segretario nazionale Lorenzo Cesa. Si è espresso rammarico per l'assenza del consigliere regionale eletto nella lista di Udc Nazzareno Neri che evidentemente non rispetta gli organismi del partito che gli hanno permesso di concorrere alle elezioni e di essere eletto con 2.500 preferenze su 25.500 voti presi dal partito nel Lazio - si leggeva nella nota del 13 luglio -. Senza spirito polemico il nostro impegno continua convinti che tutti siano utili ma nessuno è indispensabile, soprattutto se alla base dell'impegno non vi è un'autentica adesione fondata sul rispetto della comunità a cui si aderisce". E così, a poca distanza da quell'incontro mancato, Di Stefano, per primo, ha rassegnato le dimissioni. Ma il caso è montato quando altri hanno iniziato a seguire le sue orme. "La decisione di Di Stefano, a fronte di episodi gravi subiti, non può che farci prendere le distanze dall’Udc e seguire il suo percorso, qualunque esso sia", hanno detto i consiglieri del Municipio VI, Terrinoni e Bertucci.

Terremoto anche in Regione 

"Spesso in politica come nella vita, si è vittime di ingratitudine. Dopo aver ascoltato le ragioni che hanno portato Di Stefano a lasciare l’Udc, non posso non associarmi alla sua scelta, essendo venuti meno i presupposti per un progetto politico di lungo termine", ha aggiunto dal Municipio VII, Avveduto. Così in breve tempo anche Neri ha reso pubblica la sua posizione. "Da questo momento il mio comportamento nei confronti dell’Udc seguirà in tutto quello del consigliere comunale Marco Di Stefano di cui condivido comportamenti e scelte", ha detto il consigliere regionale. Neri ha precisato di essere "rimasto attonito" per "il tenore e i contenuti di una censura della lettera inviata dal segretario politico dell’Udc Lorenzo Cesa al consigliere comunale Marco Di Stefano che già da tempo ha preso le distanze dalle scelte politiche e organizzative di un partito in cui l’unica cosa che si nota è la completa assenza di democrazia, tanto da mancare da piu di dieci anni un congresso nazionale, che per statuto dovrebbe essere convocato ogni due anni". Il consigliere regionale ha chiarito inoltre: "Al pari del consigliere Di Stefano sono stato eletto come indipendente".

Dal ritorno in Campidoglio alla fuga

E infine ha sottolineato che l’uscita dalla Udc di Di Stefano "autore del ritorno dello scudo crociato in Campidoglio, nella Città Metropolitana di Roma e alla Regione Lazio, spiace molto per l'impegno fino a oggi profuso nel radicamento del partito a Roma e nel Lazio". In passato, prima che Regino Brachetti fosse nominato commissario del partito nel Lazio, era circolato per il ruolo di guida della Udc regionale quello di Marco Di Stefano.