Roma, Trump gela la festa all'Ambasciata Usa. Chi c'era con John R. Phillips
Mari Elena Boschi e Paola Taverna insieme a guardare gli States che cambiano marcia
di Chiara Ingrosso
Notte elettorale intensa e di passione anche all’Hotel Excelsior. Nelle sale dello storico edificio di via Veneto, l’Ambasciata Statunitense ha organizzato la consueta maratona in occasione dell’Election Day, per un pubblico di ospiti rigorosamente selezionati.
Interventi, dirette tv, pronostici, marines e fiumi di bevande gasate hanno condito l’attesa dell’ultima sfida tra Hillary Clinton e Donald Trump. Molti gli ospiti di casa nostra, che non si sono lasciati sfuggire l’occasione di vivere l’evento un po’ più da vicino. Il parterre politico è ricco e trasversale: il ministro Maria Elena Boschi, i grillini Paola Taverna e Alberto Orellana, gli old but gold Micaela Biancofiore, Roberto Formigoni, Pier Ferdinando Casini, Guido Crosetto, Gianni Letta. Assente anche se attesa, invece, Virginia Raggi, il sindaco di Roma che al contrario dei suoi predecessori, Veltroni e Alemanno, non ha presenziato all’evento di rito.
Molti i volti noti, dal direttore di Rai Tre Daria Bignardi a Diego Piacentini (il Commissario straordinario per l’Agenda Digitale voluto da Renzi), dal presidente di Leonardo-Finmeccanica, Gianni De Gennaro fino a Diego Bianchi alias Zoro, più una buona dose di giornalisti, un folto staff di sicurezza e qualche sacerdote.
Nelle grandi sale di marmo si respira un clima disteso, di festa, almeno fino all’arrivo dei primi dati in diretta dagli Usa. L’orchestra abbassa il volume, l’ambasciatore John R. Phillips non si vede, gli occhi si concentrano sulle tv. Sta accadendo: Donald Trump semina la democrat Hillary Clinton e, a giudicare dall’aria che si respira, l’esito non fa gioire gli ospiti dell’Ambasciata.
In fondo, esponenti e simpatizzanti Pd, pro-Clinton dichiarati, partecipano all’evento con trasporto. Può capitare, però, che con qualcuno il tema della conversazione passi rapidamente dal prossimo inquilino della Casa Bianca al referendum costituzionale. E se si fa attenzione, si nota – tra le tante spillette “Election Day” appuntate sulle giacche- pure una discreta schiera di spille il famoso #bastaunsì. Del resto, dopo l’endorsement di Obama sulla riforma, l’Election day è l’occasione perfetta per stringere i rapporti e curare le pubbliche relazioni, in vista del 4 dicembre. Magari, proprio per questo, Virginia Raggi preferito disertare l’appuntamento. Chissà.
Le sale lentamente si svuotano, ormai si è fatto molto tardi. La delusione si avverte nellaria. Si faceva il tifo per Hillary Clinton, discretamente. I più tenaci proseguono la maratona, ma il risultato è sempre più inequivocabile. Donald Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti e pare che infondo nessuno l’avesse davvero creduto.