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Roma
Roma, una pagina fb per dare un nome e un volto ai troppi morti sul lavoro

Una pagina facebook per dare un nome e un volto a chi muore sul lavoro. Una pagina di denuncia su un tema delicato e troppo ampio. Una media di quattro morti al giorno nel solo mese di settembre. A lanciare il progetto è Piero Santonastaso, storico giornalista del Messaggero, che curerà la pagina.

“A settembre una media di 4 morti sul lavoro al giorno, a ottobre al momento 4,5”. Parte da questi dati il progetto del giornalista Piero Santonastaso: seguire su Facebook ogni giorno, la tragedia", dice Santonastaso.

"Mantenere alta l'attenzione"

“Voglio mantenere alta l’attenzione su un tema di cui in Italia, ahimè, al di là delle dichiarazioni di facciata, non si interessa nessuno o quasi - spiega Santonastaso - Ho deciso, con un taglio giornalistico, di monitorare giorno per giorno il fenomeno navigando, leggendo, documentandomi, in modo da avere un panorama più possibile completo di quelli che io chiamo ‘morti di lavoro’, perché c’è gente che muore per lavoro e cioè sul luogo di lavoro e gente che muore invece ‘in itinere’, come si dice nella definizione burocratica, e cioè andando o tornando dal lavoro. Si dice che in Italia muoiano tre persone al giorno sul lavoro, mentre la media di settembre secondo i miei conteggi è stata di 4, e la media di ottobre è in ulteriore aumento e si attesta a 4,5 al momento”. 

Il progetto

Così, con Adnkronos/Labitalia, Piero Santonastaso, giornalista, 30 anni al Messaggero e poi responsabile della comunicazione al sindacato Usb, racconta il suo nuovo progetto “Morti di lavoro”, che parte su FB e vuole raccontare e dare conto del fenomeno degli incidenti sul lavoro al di là dei dati ufficiali: “Ho iniziato con la pagina Facebook, che è il modo più veloce e semplice. Poi ho intenzione di allargare la presenza sui social e arrivare anche a un sito web. Di infortuni sul lavoro si occupa l’Inail a livello ufficiale e con i suoi tempi che sono burocratici. E Inail non contempla l’intero panorama del lavoro italiano, perché ci sono categorie completamente assenti, come ad esempio i vigili del fuoco, che da una vita si battono per avere la copertura Inail e stanno ancora lì appesi, salvo poi essere pianti come eroi”.

Troppe morti

Fino a poco tempo fa Santonastaso portava avanti il conteggio a nome di Usb-Rete Iside, la no profit che si occupa di sicurezza sul lavoro. Adesso ha deciso di dare nomi e volti a quelli che vengono indicati sui media in tv, sui giornali, generalmente come morti bianche o vittime di incidenti sul lavoro: “In Italia abbiamo un problema, perché al di là delle dichiarazioni di facciata, in tema di provvedimenti sulla sicurezza sul lavoro c’è ben poco o niente. E’ fondamentale ricordarsi che siamo essere umani e non numeri, teniamo presente che le persone che muoiono sul lavoro sono tantissime. Operai, ma anche professionisti. Pensiamo al medico morto qualche giorno schiantatosi con la sua auto contro un albero crollato sull’autostrada, mentre con la sua macchina si muoveva da Sant’agata di Militello per andare a Trapani, 240 chilometri, a fare il medico legale a gettone per l’Inps”. Infine: “E’ importante che i responsabili di queste morti, quando ci sono, paghino, e non con un pro forma come succede nei processi sui morti sul lavoro che durano anni e anni, per poi arrivare a pene che davvero fanno rabbia”.

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