Roma
"Roma è una puttana, puoi farla tua". "I giorni della cagna", il romanzo verità
di Patrizio J. Macci
'Ndrangheta, camorra e mafia siciliana si sono spartite Roma. Divise ma unite in un'hydra a tre teste che divora la Capitale: la Cagna. A nulla serve l'incessante lavoro della magistratura e degli investigatori, perché al Nucleo (il nome non è casuale, e il lettore vedrà con quanta accuratezza Autieri delinea la fisionomia storica dei delinquenti romani), non sfugge nulla.
Un vertice di persone quasi impenetrabile e tante scatole divise, indipendenti come compartimenti stagni. Se uno si buca perché scoperto, la nave non può affondare perché viene immediatamente isolato. Il potere nella sua rappresentazione pura e assoluta.
Una sequela di personaggi disperati ai quali non rimane niente da consumare, niente tranne la vita: pischelli di periferia che battono le strade di San Basilio, ex neofascisti che aspirano solo alla "bella morte", supersiti della Guerra dei Balcani, avvocati, commercialisti e notai che hanno ceduto l'anima al diavolo pensando che si trattasse di un prestito temporaneo e non riescono più ad averla indietro, persone normali che pensano di fare il colpaccio e cambiare vita per sempre.
E poi boss prostatici in vestaglia che motteggiano con frasi de "Il Padrino", vecchi relitti dei Servizi Segreti a libro paga del crimine, "buoni" che diventano cattivi per avidità e fame di vivere. Un circo barnum umano che solo Roma può ospitare senza affondare mai.
Questo è il nucleo narrativo del romanzo di Daniele Autieri "I giorni della cagna" (Rizzoli editore), un viaggio a vele spiegate tra le acque nere del Litorale di Ostia e la giungla del Sudamerica, paradiso dei narcos da dove arriva l'oro bianco, la Cocaina che piove fitta come la neve durante una tormenta sul cielo della Capitale a ogni ora del giorno e della notte.
"Immaginatevi la Capitale d'Italia come un palazzetto" - dice a un certo punto uno dei protagonisti della storia - all'ultimo piano, nell'attico, ci sta chi esercita il potere: politici, funzionari pubblici e manager di Stato. Questa è la casta che si autoprotegge e garantisce la sopravvivenza del sistema a dispetto dei cambiamenti politci. Andatevi a vedere gli organigrammi di vertice delle aziende controllate dal Comune e delle grandi società pubbliche. Da quindici anni, sono sempre gli stessi uomini che ruotano su poltrone diverse ma con uguali poteri.(...) Queste persone alimentano il sistema influenzando le assegnazioni degli appalti pubblici e facendo vincere le aziende che del sistema fanno parte". Autieri è bravo a mischiare le carte, introducendo la droga che nella realtà di Mafia Capitale è collaterale, ma la sua una vera "indagine romanzesca".
Tutti gli attori della storia non fanno altro che ripetere che Roma è una puttana "puoi farla tua a pagamento", ma non sarà mai tua per sempre. Eppure per ogni soldato del male morto sulla strada è pronto il sostituto. Più affamato e rabbioso che mai. L'eterna lotta tra il Bene e il Male.