Roma
Roma zoo. Il Comune vuol abbattere i cinghiali sparando raffiche di e-mail
In caso di avvistamento i romani dovranno mandare una mail al Comune che convocherà un tavolo e poi organizzerà un sopralluogo. Quindi si procederà alla cattura
di Federico Bosi
Per eliminare i cinghiali che a Roma banchettano tra i rifiuti più che cacciatori autorizzati bisogna essere come minimo manager di una multinazionale o ingegneri aerospaziali: il protocollo d'intesa firmato dalla Giunta Raggi con la Regione contiene una procedura così complessa che di fatto segna la vittoria degli animali. E della burocrazia delle procedure.
Ecco come Comune e Regione hanno organizzato la caccia grossa ai cinghiali urbani. “Nel Lazio, come in tutto il territorio nazionale, il cinghiale rappresenta il principale fattore di conflitto tra specie animali e attività dell’uomo”, si legge nel testo del provvedimento, e per questo ad occuparsi del “controllo” degli esemplari al di fuori delle aree protette saranno i veterinari delle Asl, che opereranno secondo il protocollo tecnico Ispra e nello schema di procedura operativa predisposto dal tavolo di coordinamento. Ed è proprio qui che si consuma il trionfo della burocrazia.
La “Procedura operativa per gli interventi di rimozione del cinghiale” spiega, con uno schema semplice ed intuitivo, quale è il sistema che il Comune dovrà seguire per, appunto, rimuove un cinghiale dalla strada. Come prima cosa quando si avvista un cinghiale in strada bisognerà segnalare al numero di telefono o alla mail appositi (che il Comune nel protocollo del 27/09 si è impegnato a creare ma che ad oggi non è ancora stato comunicato) la posizione dell'animale. Una volta ricevuta la segnalazione, Polizia Locale e Guardiaparco Regionali dovranno effettuare un sopralluogo nel luogo dove è stato avvistato il cinghiale. A questo punto Roma Capitale convocherà un tavolo operativo per discutere della cosa in cui verra organizzato l'intervento di rimozione assieme a Polizia Locale, Guardiaparco Regionali ed Asl competente. I piani d'azione possono essere tre: cattura con teleanestesia e conseguente eutanasia del cinghiale; cattura con trappola e conseguente conferimento vivo ad una ditta incaricata per l'allevamento alimentare (le aziende agricole scelte dalla Regione Lazio per il conferimento dei cinghiali vivi sono due, una a Viterbo ed una a Cerveteri); l'abbattimento con arma da fuoco.
In pratica il Comune dovrà pregare che il cinghiale resti fermo lì, nel posto della segnalazione, per giorni e giorni date l'infinite e obbligatorie operazioni che andranno fatte prima di poter procedere alla rimozione dell'animale.
Inoltre nel protocollo il Comune si impegna a “evitare la presenza di rifiuti, organici e non, in tutto il territorio di competenza, al fine di eliminare ogni potenziale fonte trofica d'origine antropica in grado di attirare i cinghiali all'interno del perimetro urbano”. Vedendo la situazione in cui riversa Ama in questo periodo ed in che condizione si ritrovano i cassonetti della Capitale, pare impensabile che il Comune riesca a mantenere l'impegno preso.
Nonostante la Deliberazione n.190 metta in una botte di ferro i cinghiali di Roma, gli ecologisti sono insorti contro il protocollo d'intesa. “Siamo sconcertati per la Deliberazione n.190 della Giunta capitolina in materia di gestione del cinghiale nel territorio di Roma Capitale. Il testo prevede l’abbattimento selettivo degli ungulati. Una scelta scriteriata che può costituire un pericolo per l’incolumità dei cittadini”, scrive in una nota Rinaldo Sidoli, portavoce di Alleanza Popolare Ecologista. “Ravvisiamo evidenti e chiari profili di illegittimità nella Deliberazione - spiega - poiché non è previsto alcun limite agli abbattimenti. Non è un piano di controllo, è più una una caccia selvaggia a un essere innocente. Questi animali selvatici sono attratti dalla città per il facile reperimento di ‘rifiuti depositati intorno ai cassonetti, micro discariche che si formano ai bordi delle strade’. Queste parole presenti nella disposizione sono le ammissioni di colpa di una Giunta comunale e regionale incapace di gestire l’emergenza rifiuti”. Conclude Sidoli: “Non contestiamo soltanto la legittimità del provvedimento; contestiamo, anche e soprattutto, l'impostazione strategica che ne sta alla base. Da una parte la Regione Lazio mette a disposizione due strutture atte al conferimento dei cinghiali vivi catturati nell'ambito delle operazioni di controllo e dall’altra si autorizza l’abbattimento degli animali o l’eutanasia degli animali anestetizzati. È chiaro che vogliono turlupinare gli animalisti. Non c’è una volontà di salvaguardare la vita. Il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e il Sindaco di Roma, Virginia Raggi, non amano gli animali”.
Al coro degli ecologisti ha fatto eco il partito Rivoluzione Animalista. “La sindaca Raggi perde la sua vena animalista – dichiara il segretario nazionale, Gabriella Caramanica –. Apprendiamo, infatti, che i cinghiali che si avventureranno negli insediamenti abitati di Roma Capitale saranno abbattuti o, quando possibile, catturati e mandati presso allevamenti 'a scopo alimentare'. Lo prevede una delibera approvata lo scorso 27 settembre dalla giunta comunale grillina. Una delibera che Rivoluzione Animalista contesta apertamente, visto e considerato che noi siamo contrari a qualsiasi forma di abbattimento animale. Inoltre, il problema dei cinghiali in città dovrebbe essere affrontato a monte, e non a valle. Perché queste povere bestie finiscono su strada a cibarsi dell’immondizia trasbordante dai cassonetti? Evidentemente perché la Capitale d’Italia è talmente preda dell’incuria e della sporcizia tanto da attirare gli animali selvatici fuori dal loro habitat naturale. Dunque, invece di pensare a come abbattere questi esemplari, consigliamo alla sindaca Raggi di mantenere Roma pulita e implementare la raccolta differenziata”.