Roma
Romanzo Camerale, ecco la nuova puntata. La verità: il "bluff della Borsa Immobiliare"
"Perché si decide di continuare ad investire su un progetto quando in precedenza questo, sotto diverso nome, è risultato essere fallimentare? Stiamo parlando della Borsa Immobiliare di Roma per la cui gestione nel 1996 nasce l'Azienda Speciale per il Mercato Immobiliare (BIR) della Camera di Commercio di Roma". E' quanto si legge sulla pagina facebook "Romanzo Camerale", creata dagli industriali romani.
"L'obiettivo - prosegue il post - era quello di porsi come elemento regolatore di un mercato complesso e degradato sul fronte della mediazione immobiliare. Un obiettivo nobile, ma i risultati, che erano fin dall'inizio modesti, peggiorarono con il tempo. L'Azienda cominciava a presentare diverse criticità come ad esempio: il numero esiguo degli agenti accreditati (un centinaio su circa 1500 operanti nella provincia di Roma) di cui nessuno tra i grandi operatori del settore; un conto economico aggrappato quasi
esclusivamente al contributo camerale come si vede dall'immagine che riporta i più importanti indici economici dell'ultimo triennio di esistenza (nonostante diversi servizi a pagamento); l'organizzazione di progetti o Fiere come il Rimi che presentarono sin dall'inizio bilanci in perdita. 'Di fatto era talmente poco rappresentativa che, oltre ad essere ignorata dai grandi operatori immobiliari, era sconosciuta al mercato in generale', così sottolineava uno dei Consiglieri del CdA di allora e così si decise di chiuderla e nel 2008 il Collegio dei Liquidatori avrebbe dovuto riversare alcune attività caratteristiche nella società consortile Tecnoborsa, già partecipata dalla Cciaa di Roma. Ma a quanto pare la Borsa Immobiliare per la Cciaa di Roma e per i suoi amministratori è una passione irrinunciabile. Infatti Tecnoborsa, che dovrebbe essere una società che coordina il lavoro e la comunicazione tra le varie borse immobiliari delle Camere di Commercio italiane aderenti, si ritrova anche a gestire la Borsa
Immobiliare di Roma. Così dal contributo consortile 2007 di circa 600 mila euro, il 73% dell'intero fondo consortile (la Cciaa di Milano ne deteneva lo 0.52%!), la Camera di Commercio di Roma inizia a essere più generosa con Tecnoborsa con un contributo extra di 300 mila euro nel 2009 e uno di 450 mila euro nel 2010 e così via".
"Ma nel 2013 la svolta - si legge ancora su Romanzo camerale - la Camera di Commercio di Roma decide di ridiscutere la sua quota consortile. Ebbene sì...la aumenta di 550.000 euro a fronte di un aumento complessivo del capitale sociale di 563.000. Ad oggi il contributo stabile della Camera di Commercio di Roma a Tecnoborsa è di 1.100.000 euro per una società che è ancora esclusivamente legata nella struttura dei ricavi alle quote consortili dei soci (circa il 90% del totale del valore della produzione). Dunque in 5 anni un raddoppio del contributo della Camera di Commercio di Roma e un aumento da 7 a 10 del numero dei dipendenti. Questo perché Tecnoborsa è stato forse il veicolo per far sopravvivere sotto altre vesti ciò che era stato definito anti-economico, ovvero la Borsa Immobiliare di Roma? Possibile che con una situazione in cui la Camera di Commercio si trova a dover fronteggiare la cospicua riduzione del diritto camerale, la fonte principale dei propri fondi, la partecipazione così importante in Tecnoborsa continui ad essere ritenuta strategica tenendo in piedi una struttura di 10 dipendenti e un Consiglio di Amministrazione di 5 componenti con compensi?
Nel 2008 il Presidente del CdA di Tecnoborsa era Valter Giammaria. Anche nel 2013 il Presidente era Valter Giammaria e lo sarà fino alla fine di quest'anno. A questo punto chi meglio di lui, in nome della trasparenza molto spesso sbandierata in questi giorni, potrebbe rispondere a queste domande? Per chi fosse interessato ad approfondire la vicenda siamo ovviamente a disposizione con tutti i verbali e i bilanci del caso".