Roma
Saldi, la manna dal cielo. Settore abbigliamento allo stremo: 2016 ancora nero
Confesercenti: “Nel 2016 mille negozi chiusi a Roma e Provincia. Ventimila abusivi nel Lazio”
Count down per i saldi invernali: al via il 5 gennaio a Roma e nel Lazio. L'ultima spiaggia, per i negozianti, per recuperare le vendite ancora in calo della stagione. Una manna dal cielo per chi ha rinunciato ad acquistare nuovi capi e, magari, posticipato i regali natalizi, in attesa degli sconti.
Il momento di inizio saldi è sempre attesissimo, anche se, come da tradizione, anche quest'anno la pratica dei “saldi selvaggi” non si è riuscita ad evitare. Molti negozi di abbigliamento hanno iniziato a praticare sconti in anticipo, bruciando sui tempi i più ligi, invitando i clienti per mezzo di messaggi e email ma anche esponendo platealmente in vetrina percentuali di sconto.
"La fotografia che appare è quella di un settore allo stremo”, dichiara Walter Giammaria, presidente della Confesercenti di Roma. “Per il 75% degli intervistati, infatti, il 2016 ha continuato ad essere un anno di estrema difficoltà e ciò significa che se, come sembra, la stessa situazione si ripetesse nel corso del 2017, molti commercianti non andrebbero più avanti”.
Secondo i dati della Confesercenti i dati economici nella PMI sono inequivocabili: nel 2016 hanno chiuso oltre mille negozi del settore moda tra Roma e Provincia. “E pensare che dall’altro lato della legalità, sempre nella città di Roma, opera un esercito di abusivi - se ne stimano 20 mila di cui 8 mila solo nel cuore cittadino, - che sottraggono miliardi di euro alle casse dello Stato e ovviamente dei negozi”, dice Giammaria, che invita ad una decisa inversione di tendenza.
“Bisogna dare fiato alle famiglie e alle imprese. A dimostrazione delle sofferenze del settore bisogna considerare che, dal 2008 al 2016, le quote di spesa dedicata dalle famiglie di Roma e del Lazio all’abbigliamento e alle calzature si è ridotta quasi del 25%. Stimiamo, difatti, che la spesa a famiglia a Roma e nel Lazio si attesterà in media intorno ai 250/300 Euro, anche perché il saldo invernale è l’occasione per l’acquisto di capi “importanti” quali ad esempio cappotti, piumini, giacconi etc.
E poi una critica alla data anticipata: “Le vendite di fine stagione o saldi invernali rappresentano, ancora, per il nostro settore un importante occasione di recupero e per questo riteniamo che ad esse debba essere ridato il loro originario significato. Averne di continuo anticipato la data di inizio ha di fatto completamente snaturato questo tipo di vendita speciale a danno sia delle piccole e medie imprese del dettaglio che conseguentemente del consumatore determinando una confusione totale sulle varie forme di vendite straordinarie. I saldi debbono tornare ad essere delle reali vendite di fine stagione da effettuarsi nei periodi originariamente previsti, posticipandone, quindi, l’attuale data di avvio”.
Infine un appello al sindaco Virginia Raggi: “E' necessario che la Pubblica Amministrazione si impegni a far rispettare le regole, perché non è possibile continuare come oggi dove si assiste alla completa inosservanza delle stesse a cominciare da quelle previste per le vendite di fine stagione”.
Il decalogo dei saldi
Le regole dei saldi scritte da Confesercenti:
La vendita di fine stagione (saldo) non ha obbligo di comunicazione al Comune.
Le condizioni favorevoli di acquisto prospettate al consumatore attraverso il messaggio pubblicitario debbono essere reali ed effettive.
I prodotti esposti per la vendita nelle vetrine esterne o all’ingresso del locale e nelle immediate adiacenze dell’esercizio e su aree pubbliche o sui banchi di vendita, ovunque collocati, devono indicare in modo chiaro e ben leggibile il prezzo di vendita al pubblico, mediante l’uso di un cartello o con altre idonee modalità; quando siano esposti insieme prodotti identici dello stesso valore è sufficiente l’uso di un unico cartello. Negli esercizi di vendita e nei reparti di tali esercizi organizzati con il sistema di vendita del libero servizio l’obbligo di indicazione del prezzo deve essere osservato per tutte le merci esposte al pubblico.
I dati da esporre nei cartellini sono: a) il prezzo originario; b) la percentuale di sconto; c) il prezzo finale di vendita.
Alle vendite di fine stagione non si applicano le normative relative alle vendite sottocosto: l’esercente, dunque, è libero di vendere i prodotti anche a prezzo inferiore a quello di acquisto.
Il commerciante continuerà ad accettare i pagamenti con carta di credito e pos secondo i termini delle relative convenzioni.
In caso di mancata conformità del bene al contratto (difetti o mancata corrispondenza rispetto alle caratteristiche descritte prima della vendita) il cliente ha diritto, ai sensi del D.LGD. n.° 24/2002: a) al ripristino, senza spese, della conformità del bene mediante riparazione o sostituzione (a scelta, salvo che il rimedio richiesto sia oggettivamente impossibile o eccessivamente oneroso rispetto all’altro); b) ad una riduzione adeguata del prezzo o alla risoluzione del contratto (se la riparazione e la sostituzione sono impossibili o eccessivamente onerose; se il venditore non ha provveduto alla riparazione o alla sostituzione entro un congruo termine; se la sostituzione o la riparazione precedentemente effettuata hanno arrecato notevoli inconvenienti al consumatore).
L’impegno a non oscurare completamente le vetrine.
L’impegno alla massima disponibilità e cortesia nei confronti del cliente per eventuali cambi non dettati dall’obbligo di Legge. Non esiste difatti il cosiddetto diritto al “ripensamento” negli acquisti effettuati in forma diretta. Ciò vale, come è noto, solo nei casi di vendita “a distanza” eseguita al di fuori dei locali commerciali (ad esempio on line)".