Roma
Salvini, a Roma la Lega non esiste: Centrodestra in mano a Berlusconi e Meloni
Giuliano Pacetti si scaglia contro il leader leghista dopo l'insulto rifilato alla Raggi: “È un gaglioffo, disattento e con scarso senso delle istituzioni”
di Giuliano Pacetti *
Il “gaglioffo” lo sa che il nostro è un Paese strano, un Paese dove la polemica e l’offesa fanno sempre notizia e mettono in secondo piano persino gli arresti per mafia. Il “gaglioffo” del Papeete, da quando aveva in mano l’Italia, e voleva pieni poteri, ha perso smalto e almeno il 16% nei sondaggi (dal 39 al 23%). Ed è ormai senza freni inibitori e senza argomenti, condannato a fare polemica, ovviamente di bassa lega.
La marcetta su Roma è un lontano ricordo ed ora è costretto alla passeggiatina sottobraccio a Guido Bertolaso, già abile e arruolato al leghismo. Salvo che Giorgia Meloni non imponga una scelta diversa ed allora lo vedremo inneggiare a Fabio Rampelli o Chiara Colosimo. La classe politica romana della Lega non pervenuta, né quella originaria e né quella salita di recente sul barcone carrocciato.
Ma del resto, oltre alla bassa cucina della politica, cosa mai ha governato il “gaglioffo”? Se ha il coraggio si candidi a Sindaco di Milano, si faccia eleggere, dimostri cosa è in grado di fare e poi (forse) potrà parlare del governo di una grande città come Roma. Sono indignato e come me dovrebbero esserlo tutti i romani. Mi chiedo come sia possibile che un “gaglioffo” qualsiasi a favore di microfono dichiari che la “Sindaca di Roma è proprio una scema”. Devi essere un disattento matricolato per fare certe affermazioni, un disattento con scarso senso delle istituzioni, un disattento che, pur avendo fatto il Ministro dell’Interno, non si rende conto di quanto siano dirompenti affermazioni demenziali e pericolose rivolte alla prima cittadina, che ricordo vive sotto scorta per avere avviato una lotta senza quartiere a tutte quelle mafie che hanno spolpato e messo in ginocchio la Capitale del Paese. E che sperano di tornare a banchettare con il consenso dei romani.
Ora il “gaglioffo” si sta divorando Forza Italia, profittando dell’età e della scarsa forma fisica di un leader chiamato a difendersi dagli imminenti processi, tra questi il Ruby-ter e quello che ha in carico la procura di Firenze relativo alle bombe di Roma, Milano e Firenze.
Sono indignato con il “gaglioffo” che, seppur ha iniziato a fare politica quando portava i pantaloncini corti, vuol farci credere che è l’innovatore, quello appena arrivato che risolve tutti i problemi. A parole, anzi a male parole.
Sono indignato con il “gaglioffo” che la butta sempre in caciara e scappa da processi, convocazioni in Antimafia e incontri con il Governo. La butta in polemica e come un orologio rotto batte sempre la stessa ora: tra un mojito e una strizzina d’occhio alla destra destra, attacca Virginia Raggi e Luigi Di Maio, e poi Toninelli, dimissioni! Azzolina, dimissioni! Morra, dimissioni! Anche se il caso Calabria va ben oltre il solito sterile disfattismo dei sovranisti alla vaccinara. Va ben oltre le simpatie per un tizio che avrebbe voluto far tagliare la testa ad Antony Fauci, accreditato scienziato americano, per esporla alla Casa Bianca.
Nel caso della Calabria non c’è la solita caccia all’untore grillino, c’è molto di più, c’è in gioco la credibilità della Commissione Antimafia e delle Istituzioni del nostro Paese.
Altro che Nicola Morra, con tutto il rispetto per il prof. di filosofia che presiede la Commissione: la partita vede da una parte lo Stato e dall’altra il “gaglioffo” che lo piccona tutti i giorni, che campa di spallate e del va tutto male. È grave che al Presidente della Commissione Antimafia hanno addirittura impedito di parlare sulla televisione pubblica subito dopo l’arresto di Domenico Tallini, il Presidente del consiglio della Regione Calabria. Come noto, Tallini è (11 arresti e 8 ai domiciliari) indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio. Nicola Morra si era permesso di osservare che Domenico Tallini era un candidato impresentabile, in quanto “è a processo a Catanzaro con l’accusa di induzione indebita a dare o promettere utilità”. Ed ora che è stato posto agli arresti domiciliari, per concorso esterno e voto di scambio, giù a picchiare il grillino con dichiarazioni che, come ha osservato Di Maio, vengono usate per oscurare la notizia di un arresto per mafia di un rappresentante delle istituzioni.
E che ti combina il “gaglioffo”? Mostra tutta la sua allergia verso le istituzioni, in particolare la Commissione Antimafia, che giura diserterà sino a che a presiederla sarà un cittadino onesto e a prova di corruzione, qual è il Senatore cinque stelle Nicola Morra.
Fa ridere che il “gaglioffo” dica che diserterà la Commissione Antimafia. È dal 2018 che non si presenta in Commissione e solo dopo una serie di sollecitazioni promise nel giugno 2019, nel giorno dell’arresto di Paola Arata, che era il suo candidato ad amministratore dell’Autorità di Controllo sull’Energia, che sarebbe andato. Secondo voi è mai andato in Commissione Antimafia? E forse forse chi lo chiama cazzaro verde non ha tutti i torti. Per inciso: la Commissione Antimafia voleva ascoltare il “gaglioffo” anche in merito all’appoggio elettorale che sarebbe stato dato alle comunali di Latina alla lista “Noi per Salvini” da una famiglia rom assai nota ai romani: il clan dei Di Silvio. E ancora altre delucidazioni si presume gli avrebbero chiesto quelli della Commissione Antimafia. Macché, il “gaglioffo” semplicemente si accontenta di picconare le istituzioni e fugge, fugge, fugge, e gli viene l’orticaria se qualcuno lo vuole interrogare. Perché il “gaglioffo” forse si sente un cittadino al di sopra di ogni sospetto.
* Giuliano Pacetti, Capogruppo del Movimento 5 Stelle in Assemblea Capitolina e Consigliere delegato dell’Area Metropolitana di Roma