Roma

Salvini e Di Maio: due stili di cravatte che rivelano la loro vera personalità

L'esperto Antonio Luce analizza le cravatte usate da Di Maio e Salvini: “Due modi diversi di comunicare con l'estetica”

di Tiziana Galli

La cravatta di Luigi di Maio? “Da guerriero scacchista”. E l'alternanza di Matteo Salvini tra felpa e cravatta? “Quando mette la felpa parla al popolo”. Rossa, blu, a righe, regimental: ecco quale uomo c'è dietro la sua cravatta. A rivelarlo è Antonio Luce, un esperto di analisi e linguaggi.

Luce, psicologo e formatore, docente in venticinque Questure italiane del corso “il linguaggio della menzogna nell’anti-terrorismo” analizza le cravatte dei due leader politici per scoprire la loro personalit.

Allora dottor Luce, cosa si riesce a evincere da una cravatta?

“Gli uomini proiettano nella cravatta il loro rapporto con la guerra, la cravatta è un’allegoria della spada e, come diceva il mio maestro Antonio Filippetti, alcuni vi proiettano il loro rapporto con l’autorealizzazione e con il lavoro”.

Non ha nulla a che vedere con la seduzione?

“Rimanda a una simbologia fallica solo in modo indiretto: toccare la cravatta di un uomo è un gesto molto intimo e se una donna lo compie, nove volte su dieci, vuol dire che prova dell’attrazione per chi la indossa”.

Cosa bisogna osservare di una cravatta per capire chi si ha davanti?

“La cosa più evidente: il colore. Se la cravatta è una spada, chi la indossa è un guerriero, quindi abbiamo: il “guerriero sanguinario” che porta la cravatta rossa, come Trump; il “guerriero scacchista”, che preferisce la cravatta blu ed è un sottile stratega come Obama, capace di elaborare raffinatissime strategie a tavolino; poi c’è il “mediatore” che più che un guerriero è un “samaritano” e porta la cravatta viola. In Italia questa figura è rappresentata dal Presidente del Consiglio Conte. Va detto che negli Stati Uniti la cravatta rossa è spesso in uso tra i conservatori e quella blu tra i democratici, quindi il discorso in questo caso è un po’ più complesso”.

Ma quando parliamo di rosso o di blu ci riferiamo alla sfumatura più chiara o a quella più scura del colore?

“No, vorrei sottolineare che la scala cromatica maschile è piuttosto ridotta rispetto a quella femminile: un uomo non considera mai le sfumature dei colori e quando sceglie una cravatta se è di un bel rosso carminio o di un rosso pompeiano per lui non fa differenza, è sempre e solo rossa”.

Tornando alle figure comportamentali, che intende per “samaritano”?

“L’uomo attento al prossimo, che si prodiga per gli altri e che media con l’esterno: il prototipo della figura comportamentale del samaritano è Gandhi”.

Quindi esistono solo queste due tipologie maschili nella scelta delle cravatte? Solo “guerrieri” o “samaritani”?

“Con tutte le loro varianti: il “samaritano” stesso si divide in vari tipi di uomo e la scelta della cravatta in questi casi ricade sempre nei colori della terra. Il “samaritano” più attivo, quello sempre in prima linea e dedito a opere di volontariato, normalmente sceglie la cravatta marrone; quello attento agli altri, ma un po’ meno operoso del precedente, tendenzialmente sceglie la cravatta verde, ma in Italia è più difficile in quanto la cravatta verde ha assunto un’identità politica; poi c’è il “samaritano mediatore” che in genere sceglie la cravatta viola. Spessissimo Conte, che si trova a dover integrare le volontà politiche di due partiti, sceglie la cravatta di questo colore”.

Salvini, che spesso non indossa la cravatta e che altrettanto spesso si presenta con la felpa, che tipo di figura rappresenta?

“Salvini è una voce fuori dal coro e usa le felpe perché costituiscono il linguaggio del popolo”.

Ma lo è in maniera autentica o è solo una forma di propaganda?

“Io ritengo che lo sia autenticamente, in quanto l’uomo a cui sta stretta la cravatta, quando è costretto a usarla, appena può si toglie la giacca per tirarsi su le maniche della camicia e lui lo fa molto spesso. Ma anche Renzi non è molto diverso: ha fatto molti corsi di comunicazione, sa come presentarsi e ha un temperamento più moderato di Salvini, ma anche lui ha un’anima ribelle. Spesso è senza cravatta e spesso ha le maniche della camicia rigirate; il suo look ideale è alla Fonzie, con il chiodo di pelle nera; non ci dimentichiamo che ha esordito come “rottamatore”, quindi con delle proposte controcorrente”.

E Di Maio dove lo collochiamo?

“Anche lui è un “guerriero scacchista”, uno stratega: Di Maio, come Conte, è stato proiettato nel mondo politico e internazionale in maniera molto veloce, è passato dai discorsi in piazza a quelli in parlamento, dalle folle al Ministero, quindi sta usando un look istituzionale che ne certifichi il ruolo. In questi casi l’etichetta è fondamentale e l’abito diventa un’armatura”.

Quindi l’abito fa il monaco?

“L’abito non fa il monaco, ma aiuta a riconoscerlo”.

La dimensione della cravatta deve essere presa in considerazione?

“Certo. Come diceva un altro mio maestro, Mario Tagariello, che per quarant’anni ha fatto il commerciante, l’uomo con la cravatta larga, nel lavoro, agisce di forza, mentre chi indossa il cravattino è più un “fiorettista”, un uomo che lavora di cesello. Non è un “guerriero”, è un “moschettiere”.

I suoi due maestri sono stati entrambi commercianti?

“Esatto. Capi area aziendali, abituati a osservare attentamente i loro interlocutori per individuarne immediatamente il profilo e finalizzare la vendita. Veri maestri di vita”.