Sanità: il Tar del Lazio cancella le misure contro le liste d'attesa lumaca
Il Tar annulla il decreto della Regione Lazio sulla Sanità che dava tempi certi per 63 esami diagnostici. Vittoria del Sumai
E' caos nel sistema di abbattimento delle liste di attesa in sanità nel Lazio. Martedì 29 è crollata un’altra delle misure messe in campo nei mesi scorsi dalla Regione per contrastare il fenomeno.
Il Tar del Lazio ha bocciato il decreto emanato lo scorso giugno dalla struttura commissariale con il quale si contingentavano i tempi per l’esecuzione di 63 esami specialistici come ad esempio: visita neurologia, 20 minuti; elettromiografia semplice, 5 minuti; elettrocardiogramma, 15 minuti; visita oncologia: 20 minuti.
Tempi rigidamente predeterminati anche per tac, risonanze magnetiche, ecografie. Il Tribunale amministrativo del Lazio pronunciandosi in merito al ricorso avverso presentato lo scorso anno dal Sumai (Sindacato unico medicina Ambulatoriale Italiana e Professionalità dell’Area Sanitaria) “da ragione - spiega una nota del sindacato - agli specialisti riaffermando in sintesi due principi. Il primo: “la durata effettiva di ogni singola prestazione è riservata in via esclusiva allo “specialista ambulatoriale”; secondo la riduzione tempi di attesa “potrebbe essere perseguito con mezzi che non necessariamente debbano coincidere con una riduzione, de facto, del tempo da dedicare ai singoli esami ed alle singole visite, al contrario, potrebbe essere piuttosto concretizzato attraverso un aumento delle risorse umane e strumentali da adibire ad un così delicato settore quale quello della pubblica sanità”.
Insomma non si fissa il tempo per fare un esame, ma si assume più personale per fare prima e meglio.
Il Sumai contestò da subito il tempario sostenendo che i tempi indicati erano: “irrealizzabili, l’unico risultato che si sarebbe ottenuto era di mettere in pericolo la salute dei pazienti perché il rapporto numero di prestazioni / unità di tempo, proprio dell’industria manifatturiera, non è applicabile alla Medicina. Infatti anche il tempo di comunicazione è tempo di cura”. Insieme al Sumai, ad adiuvandum, fecero ricorso contro l’atto regionale la Fnomceo, Federazione Nazionale Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri e l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Viterbo. Per Antonio Magi, segretario generale del Sumai questa è una vittoria anche dei pazienti “poiché a loro il professionista, lo specialista ambulatoriale, potrà dedicare tutto il tempo necessario. Le liste d’attesa infatti non si abbattono con la ricetta della Regione Lazio quanto piuttosto, come dice il Tar, assumendo il personale, rispettando il numero di ore per la specialistica e sostituendo i medici andati in pensione con colleghi più giovani”.
Al venir meno di questo decreto, di cui peraltro era già stata decisa la sospensione in attesa proprio del pronunciamento della giustizia amministrativa, si aggiunge l'inadempienza dei privati accreditati che non hanno messo a disposizione del sistema regionale entro il 31 marzo il 70% delle prestazioni così come previsto dal contratto e la perdurante incertezza gestionale del nuovo Recup il cui affidamento dopo la gara è ancora bloccato per una serie di ricorsi.
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