Roma

Sanità Lazio, Rocca dichiara guerra ai medici di base: “Ci costano 200 mln di farmaci inutili”

Per il presidente, la medicina di famiglia produce un disavanzo di 200 mln. La Fimmg: “L'Aifa smentisce, questa è cattiva informazione”

Dagli studi Rai di XXI Secolo, la trasmissione di Francesco Giorgino, il presidente del Lazio, Francesco Rocca, lancia accuse pesanti ai medici di famiglia: “Solo nel Lazio noi abbiamo visto che ci sono oltre 200 mln di euro di inappropriatezza prescrittiva dei medici di Medicina Generale sulla farmaceutica. Questa è spesa cattiva”.

Dunque, secondo il “cruscotto”, il sistema che permette alla Direzione Sanità di Regione Lazio di controllare le prescrizioni dei medici di base, ci sarebbe migliaia di ricette per farmaci che non avrebbero nessun effetto sulla salute e che vengono ascritte alla spesa farmaceutica “cattiva”. Con buona pace delle cure in “scienza e coscienza” scelte dai medici.

 

 

La replica durissima del sindacato dei medici di Famiglia

E dalla Fimmg, la Federazione dei medici di Medicina Generale, arriva subito la replica alle accuse pesantissime di Rocca: “Siamo stupiti dell'ennesima dichiarazione del Presidente della Regione Lazio, che continua a sottolineare, non si sa in base a quali dati e con quale criterio, che nel Lazio esistono 200 milioni di spesa per prescrizioni inappropriate, eseguite dai medici di famiglia. Inoltre, cosa nuova, dichiara come ci siano altrettante spese inappropriate per le prescrizioni diagnostiche. Vere Fake news”.

"Il presidente Rocca è convinto che nel Lazio vivano solo 25enni"

Prosegue la Fiimg: “Sulla spesa farmaceutica convenzionata, quella attribuibile ai medici di famiglia, siamo, (dati AIFA,) sotto il tetto di spesa previsto. Per arrivare, calcolatrice alla mano, ai dati di presunta inappropriatezza dichiarati dal Presidente, la popolazione della nostra regione dovrebbe essere composta prevalentemente da baldi venticinquenni, in linea e sportivi. E non risulta sia così. Quindi la domanda, già posta senza ottenere risposta alcuna al Presidente, è:” possiamo vedere i dati alla base della sua dichiarazione?” Perché è chiaro che i primi interessati, da medici, ad evitare l’utilizzo non congruo di farmaci siamo noi. Ma, non è dato sapere, benché richiesto, aldilà delle accuse, quale sia il corpo del reato. Sull’appropriatezza delle prestazioni diagnostiche e strumentali, poi, siamo al festival dell’ovvio. Ma non ci stupiamo del fatto che alla base delle dichiarazioni ci siano pochi fatti e molto, ma molto, inspiegabile pregiudizio e/o cattiva informazione.  Sulle prestazioni diagnostiche e strumentali in una Regione che ha molte strutture private, accreditate, di ricerca a carattere scientifico, classificate, non dotate di ricettario regionale, è lapalissiano che tali prestazioni ricadano inevitabilmente sui medici di famiglia, che, invece di essere sollevati da oneri burocratici ne sono seppelliti, vedi ultima vicenda del nomenclatore delle prestazioni piombato dal nulla sui nostri studi”.

La sfida dei medici di base

Sempre rivolti a Rocca concludono: “Invece di cercare soluzioni, sollevano accuse senza costrutto e creano ulteriori problemi. Cosa vorrebbe questa Regione che i medici non prescrivano più i farmaci necessari, esami di laboratorio e indagini strumentali richiesti anche da strutture accreditate non fornite di ricettario regionale?  Se è una provocazione non ci sembra corretta, se è un’accusa non ci sembra documentata, anzi. Siamo, come sempre, disponibili a collaborare, nel rispetto reciproco, per migliorare un servizio pubblico al quale noi teniamo più di molti altri, soprattutto per favorire l’uscita dal piano di rientro che comporta un carico fiscale pesante sui cittadini, così come cerchiamo di essere coerenti con le azioni e le dichiarazioni rispetto agli obiettivi prefissati”.