Sanità: liste caos, privati fanno festa. “A fra che te serve”, Recup fai da te
Sui social i racconti dei pazienti: 8 mesi per una visita specialistica da 36 euro; 8 giorni pagando 182 euro
di Luca Lotti
Le liste di attesa sempre più lunghe, intramoenia sempre più fuori controllo, privati accreditati che varano tariffe sociali e zavorrano il sistema sanitario regionale. E questo il quotidiano caos dei cittadini del Lazio alle prese con un sistema sanitario bicefalo: da una parte grandi prestazioni dall’altra un suk senza regole.
E su facebook viaggiano frustrazioni e rabbia.Quelle che seguono sono solo alcune delle decine di segnalazioni che fotografano disincanto e delusione.Racconta una mamma , la signora Martina: “Mia figlia - scrive -ha un problema di salute, non grave ma serio. Non irrisolvibile ma urgente. Per un appuntamento con uno specialista utilizzando il Recup e dunque seguendo il percorso istituzionale più corretto, la risposta che ottiene è una visita a otto mesi di distanza pagando un ticket di 36 euro. Lo stesso specialista però è disponibile dopo solo otto giorni pagando circa cinque volte di più e cioè 182 euro. “La mamma in questione ha fatto la seconda scelta concludendo: “Praticamente si cura solo chi è ricco”.
Gianni invece con il servizio sanitario nazionale cerca un dermatologo per il figlio , ottiene un appuntamento ad ottobre, lo stesso esame però è disponibile in intramoenia a due giorni pagando la tariffa ufficiale di 135 euro. Commento conclusivo: ”Complimenti allo stato italiano”.
Antonio invece racconta che ha cercato un appuntamento con un dermatologo della struttura pubblica per ben 11 mesi consecutivi “e per 11 mesi mi è stato detto che le liste erano chiuse (cioè mai aperte)”. Alla fine ha deciso di salutare per sempre i suoi 100 euro, e la visita , senza ricevuta, si è materializzata in 48 ore., Ma non è finita “ho controlli seri semestrali al Policlinico Umberto I e dai primi di gennaio mi rispondono che le liste sono chiuse”. Conclusione amara: “E' vergognoso”.
Mattia invece ha bisogno di una ecografia renale urgente e cerca la prenotazione seguendo il percorso più lineare e corretto cioè passando per il solito Recup. La risposta è che l’esame è disponibile ma a dicembre e a Rieti. Il signor Mattia rinuncia e chiede aiuto ad un amico infermiere: ha fatto l’ecografia dopo tre giorni. E per di più gratis, infatti come imbucato non ha dovuto pagare nemmeno il ticket.
Così è il volto suk della sanità laziale che si arricchisce della sempre più disinvolta pratica delle strutture private accreditate di dichiarare esaurite le prestazioni contrattualizzate con la Regione e remunerate con un budget annuale, Invocando questa ragione di cui nessuno verifica la eventuale fondatezza, passano direttamente, senza controlli , senza verifiche, al regime privato facendosi pagare cash adottando le cosiddette tariffe sociali cioè apparentemente simili all’importo del tickets, ma in realtà più alte. Da ciò che risulta ai medici di medicina generale questo andazzo coinvolge grandi reti laboratoristiche ma anche ospedali come il Campus biomedico. Così la privatizzazione da strisiciante diventa un fatto concreto viaggiando su pratiche ai limiti dell’illegalità e drenando risorse ai cittadini. . Ma nel suk questa è la regola.