Roma

Sanità, negate visite di follow up a pazienti reumatici al Sant'Eugenio

Per prenotare è necessario indicare 'prima visita reumatologica' e ciò può causare confusione e preoccupazione

I pazienti reumatici non riescono a confermare tramite il Cup le visite di follow up prescritte dai loro medici. Il problema è probabilmente la mancanza di personale specializzato nella cura delle malattie reumatiche. Succede all'ospedale Sant'Eugenio di Roma. È quanto denunciato dall'osservatorio Capire dell'Associazione Nazionale dei malati reumatici (Anmar), in una lettera inviata all'Agenas, al Ministero della Salute, all'assessorato della Sanità della Regione Lazio e all'Asl 2 di Roma.

“È necessario indicare alla prenotazione 'prima visita reumatologica' - spiegano le due associazioni - questo può generare confusione e preoccupazione al paziente già afflitto da una grave malattia. Serve urgentemente un'indagine e verifica su questa disorganizzazione”.

Le due associazioni si sono rivolti alle istituzioni per comprendere la ragione di questo problema organizzativo e per chiederne la soluzione, pur comprendendo il possibile motivo. “Finora il Centro di reumatologia dell'ospedale Sant'Eugenio - spiega Silvia Toniolo, presidente dell'Anmar - è stato molto apprezzato da tutti i pazienti perché era sempre riuscito a effettuare regolarmente tutte le prestazioni reumatologiche. Le problematiche sulle prenotazioni delle visite, da parte della struttura sanitaria della Capitale, sono molto probabilmente da ricercare nella 'sofferenza' per numero ristretto di specialisti reumatologici".

“Vanno riorganizzate le strutture ospedaliere”

“È necessaria, e non più rinviabile soprattutto in alcune Regioni - ha aggiunto Silvia Toniolo - la riorganizzazione delle unità ospedaliere di reumatologia. Questa deve avvenire anche tenendo conto di quanto indicato nel Dm 77/2022 che riporta norme per la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale. A tutti i pazienti reumatologici va sempre assicurato il diritto costituzionale alla continuità terapeutica. Per farlo sono però necessarie risorse umane-professionali sufficienti che devono essere messe a disposizione dalle autorità sanitarie locali".