Sanremo 2018, Barbarossa canta in romanesco e vince. “Roma è de tutti”
Premio Lunezia a Luca Barbarossa. “Il romanesco è il dialetto dell'intimità. Roma città dell'accoglienza”
Sanremo 2018, arriva un primo premio per il cantautore romano Luca Barbarossa: con "Passame er sale" si e' aggiudicato il Premio Lunezia come miglior testo di questa edizione del Festival.
Il brano e' inserito nell'album "Roma e' de tutti", e include duetti importanti con Fiorella Mannoia e Alessandro Mannarino.
"Il romano e' un dialetto che vuole includere ed e' comprensibile a tutti. Il dialetto e' la lingua dell'intimita', e' il suono dei vicoli, delle strade, dove sei cresciuto. La bellezza e' di tutti e dobbiamo in qualche modo preservarla, far si' che tutti ne possano godere. Romani si diventa anche arrivando da fuori, e' da secoli la citta' dell'accoglienza", spiega Barbarossa.
Romano e non romanesco.... "come diceva Alberto Sordi de romanesco ci stanno solo i carciofi. Il romanesco ha la sua storia, era piu' lingua. Il romano e' molto vicino all'italiano. Un milanese parla milanese, non il milanesco". "Roma e' talmente grande nella sua storia, come patrimonio universale, che le vicende di noi umani di passaggio fanno un po' sorridere, a volte piangere come in questo periodo. C'e' sempre un rapporto di amore ma anche un po' di critica, come viviamo la citta'. Io sono innamorato di Roma, della nostra citta', di questo museo all'aperto. Io credo che questa sia una nostra risorsa, poi noi romani dobbiamo migliorare l'atteggiamento nei confronti della nostra citta'. Dobbiamo stare piu' attenti alle cose di tutti che a quelle solamente nostre".
E ancora racconta: "Senza Petrolini, Balzani e Magni questo disco non sarebbe potuto esistere - aggiunge - Questo disco non e' di nostalgismo, non e' dedicato a cio' che e' stato. E' la volonta' di fotografare Roma oggi e il dialetto romano oggi. Faccio sempre l'esempio per Napoli di Pino Daniele, artista straordinario, ci ha insegnato dalle nobili radici della musica napoletana potevano uscire suoni straordinari. I romani non sono mai stati in grado di lasciare Roma, dopo un po' si torna". Lando Fiorini? "Ho un ricordo molto tenero di lui che ha fatto un disco di tutte le canzoni romane che preferiva chiamando a raccolta Venditti, il maestro Trovaioli. Da bambino non posso dimenticare la sua versione di "Cento campane". Nessuno ha preso mai il coraggio di elaborare il romano e attualizzarlo. Alessandro Mannarino ha fatto cose egregie, non a caso l'ho voluto in questo disco".
"Questo e' un disco fortemente ispirato, non so come sia nato, mi sono trovato a scrivere canzoni in dialetto per puro divertimento. Quando ho sentito che Baglioni avrebbe preso in mano il Festival, l'ho chiamato, volevo sapere cosa ne pensi di questo progetto. Con gli arrangiatori Valenti e Mariani, forse e' una canzone che si puo' presentare anche sul palco dell'Ariston".