Roma
Scandalo Atac, “Su 700 scale mobili ne potevano crollare 4”: intercettazioni
Nelle intercettazioni tutto il cinismo del direttore di esercizio Atac Renato D'Amico
"Se famo (facciamo, ndr) il calcolo delle probabilità, su settecento (scale mobili, ndr) ne sarebbero venute giù tre o quattro".
È il passaggio di una intercettazione, citata nell'ordinanza del gip Massimo Di Lauro, in cui uno degli indagati, Renato D'Amico (direttore di esercizio Atac delle linee metro A e B) discutendo sulla problematica delle scale mobili con una dipendente, mentre era in corso una perizia tecnica sui fatti della stazione Repubblica, commenta con cinismo “la gravità della situazione utilizzando come parametro di giudizio quello delle probabilità per valutare lo stato di pericolo in cui versano le condizioni di sicurezza degli impianti”.
Nel provvedimento cautelare, il giudice scrive che all'indagato D’Amico "non interessa affatto l’eventualità che su quelle tre o quattro scale ci siano sopra persone, per lui è solo una questione di numeri percentuali ma ci si consenta di osservare che saranno pure tre o quattro scale quello che possono rompersi ma se c’è qualcuno sopra rischia di farsi male per davvero”.
Ma le intercettazioni non finiscono qui. "Pure noi non abbiamo controllato niente, sta c... di ditta, no? Dai... pure noi poi dovremo fare un'analisi interna", avrebbe detto D'Amico leggendo a un interlocutore il testo di una mail, che preferisce non inoltrargli, riguardante alcune criticità emerse alla stazione metro Cornelia. In questo messaggio si legge che "i dispositivi di controllo dell’usura e della mancata apertura dei freni risultavano disabilitati dalla centralina di controllo". La riflessione, ad alta voce, di D'Amico è che "vanno ad agire sulla sicurezza... questi è un continuo... è preoccupante, certe posizioni non sono proprio campate in aria, bisogna mandarli via...noi non abbiamo controllato niente sta c... di ditta (la 'Metroroma scarl', società cui era affidata la manutenzione delle scale mobili, ndr)". Per il gip Massimo Di Lauro l'esigenza di "un'analisi interna" nasce "nell’animo di D'Amico solo a distanza di più di cinque mesi dall’incidente di Repubblica e dopo che anche la stazione Barberini aveva subito analogo sinistro tanto da determinare finalmente Atac a chiedere la risoluzione contrattuale con 'Metroroma scarl' per grave inadempimento".
In un'altra intercettazione telefonica, D'Amico definì "esagerato" il sequestro della stazione Barberini disposto dalla magistratura il 23 marzo scorso, a cinque mesi dal collasso della scala mobile della stazione Repubblica. "Una mossa esagerata da parte della procura che condiziona tutti... Comunque vanno sparando anche addosso...", commentava D'Amico il 6 maggio 2019. Per il giudice Massimo Di Lauro, non si comprende come "la magistratura possa aver condizionato negativamente l'operato di un'azienda che per cinque mesi non aveva certo brillato per spirito di iniziativa nel risolvere il contratto con un'impresa come la 'Metroroma scarl' dimostratasi ampiamente inadempiente ai suoi obblighi". Per D'Amico il provvedimento adottato dall'autorità giudiziaria a Barberini era esagerato "perchè l'incidente non aveva provocato feriti". "Il che - è la conclusione del gip - la dice lunga sulla sua perdurante inclinazione a disinteressarsi della sicurezza degli sventurati che sono costretti a prendere la metropolitana per recarsi al lavoro".