Scarpellini confessa, Croppi e Marroni respingono le accuse: "È millanteria"
L'ex deputato Pd e l'ex assessore di Alemanno respingono le accuse dell'imprenditore romano
"Nessun immobile gratuito da Scarpellini", Umberto Marroni e Umberto Croppi respingono al mittente le accuse dell'impenditore romano, con la Procura di Roma che avrebbe aperto un fasciolo anti-corruzione a proposito di un locale concesso in comodato d'uso in via del Porto Fluviale.
Nessun rapporto utilitaristico intercorse con Scarpellini, secondo l'ex deputato e attuale dirigente Pd, Umberto Marroni, che si difende dalle accuse dell'imprenditore ottantenne e riassume così la sua versione dei fatti: “L'associazione 'Metropoli Roma' che presiedo, aveva stipulato - verso la metà del 2014 - un comodato d’uso con la Società Milano 90, per un locale adibito allora a magazzino in un sottoscala di circa 30 mq. in zona Ostiense”. Era stato preso per dare una sede all'associazione culturale, secondo la nota, che avrebbe ripagato il costruttore, con una ristrutturazione. "Tuttavia – prosegue – il locale, interrato, privo di finestre e d’idoneo impianto d’illuminazione aveva bisogno d’interventi talmente rilevanti ed onerosi che non se ne fece nulla, tanto che l’Associazione che tuttora opera, trovò un’altra sede”.
Anche Croppi insorge: “Non so di cosa stia parlando Scarpellini, e perché abbia tirato in ballo il mio nome”. Reagisce così l'ex assessore nella giunta capitolina ai tempi di Gianni Alemanno, che dice di apprendere la notizia dai giornali. “Ho visto l'imprenditore un paio di volte in vita mia e certamente non ho intrattenuto alcun tipo di relazione che potesse anche lontanamente essere interpretata come uno scambio di favori”. Anzi, ricorda che frenò l'ipotesi di cessione in gestione ad un'associazione culturale, del complesso delle ex Officine Marconi: “Fui io a a bloccare la pratica - spiega - proprio perché temevo che questo potesse essere utilizzato come elemento di pressione per lo sblocco dell’edificazione di 40.000 metri cubi concessa a Scarpellini dal piano regolatore, nella cosiddetta 'centralità' della Romanina. Intervento da me contrastato, anche attraverso la raccolta di firme per il referendum, insieme a Verdi e Radicali, per la moratoria di tutte edificazioni in nuove aree. Posso solo immaginare che si tratti di un errore, una millanteria o una vendetta” conclude.
Così il fascicolo in Procura di Roma sulla vicenda di corruzione che porta il nome dell'immobiliarista Sergio Scarpellini si fa più complesso. Per ricapitolare la vicenda finita a piazzale Clodio per corruzione, questa è partita da un'indagine sugli affari dell'imprenditore romano Sergio Scarpellini e Raffaele Marra, allora braccio destro del sindaco Virginia Raggi. Vicenda che ha portato all'arresto del 16 dicembre 2016. Scarpellini, in particolare, secondo quell'indagine iniziale, avrebbe concesso, dal 2011 al 2016, 412 mila euro ad Enzo De Santis, sindaco di Ponzano Romano, per questo arrestato il 18 settembre scorso. Da questa prima indagine è emersa la prolifica attività corruttiva del costruttore, che avrebbe concesso a numerosi esponenti della politica immobili di pregio in locazione gratuita ed ingenti somme di denaro, sotto forma di sponsorizzazioni o contributi perché ritenuti dall'imprenditore, “funzionali ai suoi progetti edilizi”. Ma nella stessa ordinanza cautelare emessa a carico del sindaco di Ponzano, comparivano anche altri nomi: l'onorevole Mario Baccini, ad esempio, che avrebbe beneficiato della sede dell'Associazione Cristiano Popolari di piazza dell'orologio gratuitamente. Esterino Montino, attuale sindaco di Fiumicino, e Irene Pivetti, ex Presidente della Camera dei Deputati.
Nelle pagine delle dichiarazioni dell'imprenditore ottantenne, salta fuori infine anche Ugo Sodano, nominato a novembre assessore all'Urbanistica del Municipio Roma IV delle Torri: avrebbe chiesto a Scarpellini la somma di 5 mila euro, come contributo alla sua campagna elettorale. “Somma mai da me mai erogata – spiega l'imprenditore agli inquirenti – perché Sodano non fu in grado di emettere la fattura giustificativa dell'operazione”.
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