Roma
Schiaffo a Franceschini: il Tar dà ragione alla Raggi sul Parco del Colosseo
Naufraga la riforma organizzativa coluta dal Ministero dei Beni Culturali
di Diana Maltagliati
Il Tar ha accolto il ricorso presentato il 21 aprile scorso dal sindaco di Roma Virginia Raggi e dal suo vice Luca Bergamo riguardo alla creazione del Parco Archeologico del Colosseo.
La disputa ruota attorno alla gestione del monumento più visitato d'Italia, con 6,4 milioni di accessi nel 2016 e quasi 60 milioni di euro di incassi. Il ricorso del Campidoglio contestava la creazione del Parco del Colosseo, un nuovo ente con una sua autonomia finanziaria che gestisce l'anfiteatro Flavio, la porzione del Foro Romano di competenza del Mibact, il Palatino e la Domus Aurea. Secondo la giunta a 5 Stelle questo nuovo ente viola un accordo siglato il 21 aprile 2015 dal ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini e l'ex sindaco di Roma Ignazio Marino. Quel protocollo avrebbe permesso di arrivare progressivamente ad una gestione comune dei Fori.
Quattro mesi più tardi, però, è partita la riforma della struttura organizzativa del Ministero dei Beni Culturali, realizzata totalmente attraverso un regolamento ministeriale e non attraverso una legge.
Questa riforma ha tolto alle sovrintendenze i propri tesori migliori come Pompei, Palazzo Barberini, le Galleria dell'Accademia di Venezia, Capodimonte a Napoli e il Colosseo, per l'appunto. I gioielli archeologici e museali italiani sono così stati messi nelle mani di manager reclutati dal Ministero attraverso un bando. “Una riforma politica, dirigistica, fatta a tavolino dal Ministro”, sostiene il Capogruppo di Forza Italia alla Commissione Cultura del Senato Francesco Giro. L'ex sottosegretario alla Cultura nel governo Berlusconi ricorda come l'inizio dell'implosione della riforma Franceschini sia partito due settimane fa, quando il Tar ha invalidato alcune delle nomine a capo degli enti. Questo perché la procedura di scelta dei manager era farraginosa e discrezionale.
Ad oggi ne sono stati scelti una quarantina e si stava per arrivare alla nomina più prestigiosa: quella di Colosseo, Palatino, Foro romano e Domus Aurea. Quello che oggi viene chiamato Parco del Colosseo, indomma, e che prima era gestito dalla Soprintendenza Speciale dei beni archeologici di Roma.
Una riforma, quella di Franceschini, che mirava in primis ad aumentare i fondi per sedi museali ed aree archeologiche, ma che non ha portato a grandi risultati.
Dopo la creazione dei vari enti, inoltre, è cambiata anche la gestione degli introiti ricavati dalle biglietterie. Prima del 2015, l'80% dell'incasso rimaneva in mano alla soprintendenza che aveva autonomia economico-contabile e poteva reinvestire i soldi nella tutela del patrimonio culturale. Oggi il 30% appena rimane alla soprintendenza, mentre il 70% va all'ente di riferimento.
“La riforma è affossata del tutto. Questo è l'epilogo e il disfacimento totale per Franceschini”, ha commentato a caldo Giro. “È una grande vittoria della Raggi, che pesa elettoralmente. Quanto è successo mette in forte imbarazzo il Pd e Franceschini. Battuti da chi? Dai 5 Stelle, dalla Raggi e da Grillo. Grande vittoria della Raggi e di Grillo contro Franceschini, l'uomo forte di Renzi e contro Orfini, l'uomo forte di Roma”.
Giro prevede una cascata di ricorsi al Tar, dopo che verranno pubblicate le sentenze e per Franceschini ha un solo pensiero: “Dovrebbe subito dimettersi, ha fatto una figuraccia”.