Roma

Schiava venduta per 10 mila euro: tradita dal fidanzato e fatta prostituire

Una ventenne sparisce da Tuscania e spedita sui marciapiedi di Roma. Un cliente si innamora, minacciato perché non vuol pagare il riscatto di 8 mila euro

Venti anni: scompare da Tuscania in provincia di Viterbo e, dopo aver girato col “fidanzato” tra Inghilterra e Romania, arriva a Roma e viene costretta a prostituirsi. Il fidanzato amorevole l'ha venduta per 10 mila euro ad una maitresse rumena.

E' la storia di A. L. nome di fantasia, sottratta alla famiglia e per oltre un anno costretta a prostituirsi e a spacciare cocaina. I carabinieri l'hanno ritrovata a Roma dopo che era stata costretta a vendersi sui marciapiedi di via dei Prati Fiscali e quando è scattato il lockdown, messo dentro una casa alcova, gestita sempre dalla stessa organizzazione.

Neanche l'amore di un cliente che aveva tentato di salvarla è riuscito a sottrarla al suo destino: quella giovane per l'organizzazione poteva salvarsi solo se l'uomo avesse pagato il suo riscatto: 8 mila euro.

Alla fine la ragazza è riuscita a scappare e a tornare a Tuscania, dove i carabinieri hanno garantito sostegno e tutela. Al termine delle indagini i militari del Nucleo Investigativo di Viterbo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma nei confronti di quattro cittadini stranieri, gravemente indiziati, a vario titolo, dei delitti di riduzione in schiavitù, tentata alienazione di schiavi, tentata estorsione aggravata, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, cessione di sostanze stupefacenti.

Nel corso delle indagini, inoltre, si è accertato che gli indagati, oltre a quanto detto, gestivano nella Capitale una fiorente attività di spaccio di cocaina, nonostante le limitazioni imposte in relazione dall’emergenza epidemiologica, con oltre cinquanta clienti. Agli assuntori veniva effettuata la consegna della droga anche a domicilio, ricorrendo ad escamotage come quello di utilizzare taxi oppure spacciarsi per riders, addetti alla consegna di cibo.

Il volume d’affari degli indagati era veramente importate: per la prostituzione riuscivano ad incassare 600 euro al giorno, mentre per il giro di droga, realizzavano quotidianamente 1.500 euro.