Roma

Sciarelli madrina di poesia. Al Pigneto omaggio in versi

Il racconto del tempo e delle stagioni, la vertigine del viaggio, la ricerca di un’identità, le lacerazioni del passaggio verso l’età adulta, i chiaroscuri della casa, la monumentalità di Roma, città d’elezione, e le suggestioni della Puglia, terra d’origine e riferimento imprescindibile a cui incessantemente tornare: una presentazione tutta “al femminile” per Il “tempo del raccolto”, il primo libro di poesie di Francesco Paolo Del Re, pubblicato da SECOP Edizioni nella collana I girasoli.
Giovedì 21 gennaio alle ore 19 negli spazi del circolo Arci Sparwasser di via del Pigneto. il volume viene presentato da Federica Sciarelli, giornalista di Rai Tre e conduttrice della trasmissione “Chi l’ha visto?” e dalla poetessa e scrittrice Angela De Leo, autrice della postfazione. Introduce Filippo Riniolo di Sparwasser.
Pugliese di nascita e trapiantato a Roma, Francesco Paolo Del Re conserva nei suoi versi l’austera fierezza degli ulivi e delle cattedrali romaniche della terra di Bari, facendola incontrare con gli echi dei passi che, nel corso dei millenni, hanno calcato le strade della Città Eterna.
“Il tempo del raccolto” abbraccia una selezione delle liriche composte negli ultimi quattro anni. I settantuno testi che compongono la raccolta sono organizzati in quattro sezioni dedicate alle quattro stagioni, a partire dall’autunno per finire con l’estate, con due piccole appendici a fare da sipario, in apertura e in chiusura, e un saluto finale al lettore. Ciascuna stagione viene raccontata affiancando scritti di anni diversi e inventando, in questa somma, la dimensione esistenziale di una stagione al di sopra dei calendari. Il libro è accompagnato da una prefazione di Stefano Coletta, Vice Direttore di Rai Tre. In copertina, un’opera del 2011 del pittore spagnolo Gonzalo Orquìn, Cesto con mollette.
“Le stagioni dell’anno – scrive Stefano Coletta nella sua Prefazione – restano un pretesto per fissare sensazioni, percezioni, ossimori significanti e spietati. Un’eco montaliana aleggia sullo spartito compositivo di Francesco, restituendo al lettore una scansione tragica del giorno e della notte, della luce e del buio, dell’habitat metropolitano contrapposto a quello marino... Un percorso reclamante nitore, trasparenza, dove non hanno significato il dato anagrafico, storico e culturale ma a prevalere è il coraggio di guardarsi dentro e a mettersi in gioco, attraverso un ‘fuori’ da sé, valido per ogni creatura”.