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Roma
Se Giulio Andreotti fosse vivo, cosa avrebbe detto di Donald Trump?

di Patrizio J. Macci


Il 14 gennaio Giulio Andreotti avrebbe compiuto novantotto anni. Nel quadro della celebrazione che ogni anno l’Associazione Giovane Europa dedica a uno dei più importanti statisti italiani del Dopoguerra, una lectio magistralis tenuta dal direttore del Centro Studi Americano Paolo Messa affronterà uno degli aspetti della sua lunghissima attività politica e istituzionale: “Giulio Andreotti e gli Stati Uniti”.



Il tema è reso ancor più attuale dall'ormai prossimo insediamento alla Casa Bianca del quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Cosa avrebbe scritto e pensato l’uomo politico al quale Henry Kissinger, consigliere e dominus della politica estera americana, telefonava in piena notte per capire cosa accadesse al di là dell’oceano? Col senno di poi sembra che gli americani fossero guardinghi nei confronti di Andreotti, del quale temevano l'astuzia e la capacità di non manifestare mai le sue reali intenzioni, ma la sua fama tra i politici americani e gli studiosi è seconda solamente all’autore del Principe.

La lezione che si terrà all’Istituto Sturzo di Via delle Coppelle venerdì 13 gennaio alle 17,30 verrà introdotta da Gianni Letta, il politico italiano che probabilmente somiglia di più a Giulio Andreotti per la sua capacità di tessere trame e rapporti nella politica rimanendo costantemente dietro le quinte
Il luogo prescelto per l'incontro non è casuale, infatti nel luglio 2007 l’Istituto Sturzo ha acquisito l’intero l’archivio personale di Giulio Andreotti, con atto di donazione da parte del Senatore. L’archivio, dichiarato “di interesse storico particolarmente importante” dalla Sovrintendenza archivistica del Lazio, è stato trasferito da uno studio privato dove erano conservate le carte, a Palazzo Baldassini, sede dell’Istituto, che ha provveduto a collocarlo in locali idonei, a inventariarlo e a renderlo consultabile sul web.

 

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