Roma
Se ne va a 56 anni Claudio Razeto
giornalista di Casal Palocco
Una lunga carriera anche in tv, in radio e come fotoreporter, Claudio Razeto è stato corrispondente nella guerra del Kosovo
Claudio Razeto, giornalista romano nato a Casal Palocco, è scomparso a 56 anni. Nel corso della sua trentennale carriera ha svolto diversi incarichi in moltissime testate, muovendosi con disinvoltura dalla stampa tradizionale al web, passando per radio e tv.
Sempre con la facilità di un pesce che riesce a passare dall’acqua dolce all’acqua salata senza accusare minimamente il cambiamento di medium. Dopo le collaborazioni giovanili sulle pagine delle redazioni locali de Il Messaggero, Paese Sera e il Corriere dello Sport, Razeto aveva iniziato a lavorare anche in emittenti radiofoniche e televisive, prima di passare all'ufficio stampa del Partito Liberale di Renato Altissimo impegno svolto anche durante il Servizio di Leva.
Poi aveva iniziato a trattare casi di cronaca internazionale, prima nell'agenzia fotogiornalistica Omega Fotocronache di Milano e poi all’Ansa. Il vertice lo aveva raggiunto come corrispondente di guerra dal Kosovo tra il 1998 e il 1999. La fotografia a quel punto era diventata la sua vita, per la valutazione e lo studio dell’immagine aveva maturato un “occhio assoluto”. Ma oltre all'impegno come giornalista e comunicatore, Claudio Razeto è stato un acuto e instancabile ricercatore storico che ha approfondito soprattutto le vicende belliche relative alle due Guerre Mondiali realizzando una decina di volumi sul tema e collaborando nella stesura e ideazione di altrettanti volumi di colleghi e storici di professione. Aveva capito che il giornalismo -quando è mosso da una passione instancabile e dalla conoscenza minuziosa dei fatti- è davvero la prima bozza della Storia. La sua mano e il suo approccio ad alcuni eventi (non solo nella materia di sua stretta competenza) è rintracciabile in almeno un'altra decina di volumi nei quali -nonostante gli autori lo implorassero letteralmente- si è rifiutato di aggiungere anche solo una prefazione preferendo la soddisfazione di riuscire a trasmettere un metodo.
La consuetudine che aveva con l’immagine (acquisita in epoca predigitale) gli permetteva di pensare un libro partendo da poche e semplici fotografie, per lui il libro era uno storyboard da cucire prima con le immagini e poi con le parole. Nell’ultimo periodo nonostante la malattia avesse tentato di silenziarlo privandolo della voce collaborava con il blog Men's Live, per il quale aveva anche commentato i recenti avvenimenti negli Stati Uniti, fino all'irruzione dei supporter di Donald Trump al Congresso. La sua carriera cominciata quando le immagini erano solo su carta si è conclusa commentando eventi che sembravano poter appartenere "solo" a un passato fatto di carta. L'anima del giornalista ha trovato la pace nel cuore della Storia mentre si svolgeva.